“In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «D-o ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dal, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di D-o.” (Giovanni 3,16-21).
Il capitolo 3º dell’Evangelo di Giovanni é dedicato ad un dialogo profondo tra Gesù e Nicodèmo. Gesù rivela la sua identità dichiarando il motivo per cui da Figlio di D-o é stato chiamato ed è mandato nel mondo.
Dalle parole di questo Evangelo scopriamo che l’essenza dell’amore di D-o si esprime nel donare il Figlio unigenito al mondo per dare salvezza e vita, affinché nulla della Creazione vada perduto.
E il Figlio unigenito é la luce che illumina il mondo, é il faro che nella notte indica la via, la verità e la vita nell’Unico Padre della storia umana.
Nel rivelare questo Gesù ricorda a Nicodèmo che chi rifiuta la luce non trova se non risposte di condanna e di male. La fede nel Signore ci aiuta a superare gli ostacoli della vita.
Anche se veniamo rinchiusi, come i gli apostoli, nelle carceri, riusciamo comunque a sciogliere le catene. É un’espressione molto bella quella che troviamo oggi negli Atti (5,17-26): ‘Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita.’ Ecco il senso del mandato che riceviamo da Gesù: donare parole di vita.