29/05/2023 – B.V. Maria Madre della Chiesa

 Gv 12, 27-32

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora?

 

Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».

 

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

 

 

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono.

 

Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».

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In questo brano Giovanni ci parla del turbamento di Gesù, forse il momento più difficile della sua vita. Questo brano evoca quello descritto negli altri Vangeli nel Getsemani, quando Gesù sente che la sua “ora” si sta avvicinando. Come in quella circostanza, però, Gesù non cede alla tentazione di trovare una scorciatoia per salvarsi, ma si affida al Padre per rendergli gloria.
Anche noi nelle situazioni molto faticose, che ci sconvolgono e ci fanno soffrire siamo tentati di dire: “Salvami Signore”, intendendo di poter evitare quella situazione o che per lo meno finisca quanto prima.
Spesso le situazioni che vorremmo allontanare da noi, perché troppo dolorose, sono proprio quelle che ci possono aprire a qualcosa di bello e inaspettato, ci possono far crescere nella conoscenza di noi stessi e di Dio e possono portare dei grandi cambiamenti positivi nella nostra vita e in quella degli altri.

Non senza dolore, ma il dolore e la fatica possono essere quel “chicco di grano che caduto in terra produce molto frutto”.

Questa voce non è venuta per me ma per voi”: è molto bello che Gesù dica che questa parola è per noi! Ce la regala, ce la consegna, ce la consiglia. Ciascuno può allora provare almeno a balbettare queste parole: “Padre glorifica il tuo nome” quando si sente nell’anima la stanchezza, il turbamento, la paura, l’angoscia, specialmente quando si deve scegliere di dare la vita e non tenersela per sè o quando il male (il principe del mondo) sembra farla da padrone.

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