29/10/2018 – Lunedi della 30ª Settimana del Tempo Ordinario

“C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava D-o.” (Luca 13,10-17).

Il racconto evangelico che la liturgia ci propone narra la vicenda di una donna tenuta curva da un spirito. Gesù ha un’attenzione particolare perché si rende conto che questa donna ha bisogno di essere liberata dalla sua infermità.

L’Evangelo ci presenta le azioni di Gesù che sono sottolineate da alcuni verbi: vedere, chiamare, dire, imporre le mani. Sono tutte azioni che richiamano alla sequela e al mandato di annuncio missionario.

La scena si sposta poi sul capo della sinagoga. É sdegnato, se la prende con Gesù per la guarigione, parla con durezza. Tutti atteggiamenti questi che indicano una lontananza dal Signore. Non viene riconosciuto, come Gesù ha detto più volte, il D-o della misericordia.

Gesù smonta con coraggio l’applicazione di una norma sul sabato che non tiene conto del bene che va fatto proprio al di là del sabato a chi ha bisogno.

Anche noi dobbiamo essere capaci di vedere oltre la presenza del Signore, e riconoscerlo soprattutto a partire dai poveri, dai malati, dagli ultimi di questo mondo.

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