06/07/2022 – S. Maria Goretti

Lc 7, 11-17
In quel tempo. Il Signore Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.

 

 

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!».

 

Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono.
Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare.

 

Ed egli lo restituì a sua madre.

 

 

Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

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Era rimasta vedova e adesso aveva perso anche l’unico sostegno che aveva: il figlio. Gesù passava di là per caso. Poteva passare oltre, far finta di non aver visto. Nessuno lo prega, ma lui si ferma, si lascia coinvolgere dal dolore di quella vedova (si sarà commosso come poi per la morte di Lazzaro?) e le dice «Non piangere!».

Come può una donna nelle sue condizioni non piangere?

Che tenerezza in quelle parole: Gesù è venuto a portare la vita, ecco perchè “non piangere”.
Che tenerezza in quel toccare la bara: non sta distante, ma si fa vicino fino a toccare!
Che tenerezza in quel restituirle in figlio: gioia inimmaginabile, al di là di ogni speranza.

Chiediamo al Signore di non abituarci al dolore degli altri, ma di continuare ad avere compassione e tenerezza.
Chiediamogli l’aiuto per non voltare la faccia dall’altra parte, ma di stare vicino a chi soffre, fino a “toccarlo”.

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