19/10/2019 – S. Paolo della Croce

Giovanni 2,13-22

Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Se ancora albergasse in noi qualche dubbio sulla profonda natura umana di Gesù’ ritengo che questo brano sia in grado di fugarlo definitivamente: la sua reazione davanti alla casa del Padre suo (dichiarando così apertamente per la prima volta di essere figlio di Dio) trasformata in un mercato e’ carica di rabbia perfettamente umana ma che affonda le proprie radici in motivazioni assai profonde.

 Quel mercato nell’area del tempio, esattamente nell’atrio riservato ai gojim, alle genti, perché potessero avvicinarsi e cercare il Dio vivente, procurava un’enorme ricchezza ai sacerdoti, agli inservienti del tempio e a tutta la città santa.

Ma Gesù non può tollerare che interessi umani si frappongano fra l’uomo e Dio! Dal racconto evangelico emerge un quadro nel quale l’acquisto di strumenti rituali (le colombe e gli altri animali per l’olocausto) innesta un mercato che distoglie lo sguardo dal vero motivo per il quale il popolo entra nel tempio: incontrare  Dio.

Possiamo leggere un richiamo anche per noi: non dobbiamo permettere che nulla ci tolga dalla posizione originale nei confronti del Padre, dal rapporto autentico e diretto con Lui che non ha bisogno di troppi orpelli, ma di una familiarità libera e confidente.

Un appunto alla figura degli apostoli: vedono, ascoltano e nella maggioranza dei casi non comprendono…ma al momento opportuno tutto si fa chiaro, come i pezzi di un puzzle che si ricompongono nella luce dello Spirito; e’ un invito a perseverare nella sequela anche se non tutto e’ chiaro ed immediato, con la fiducia di poter comprendere a tempo opportuno e con l’aiuto della Grazia.

“Signore, donami uno sguardo attento perché possa accorgermi della tua presenza in ogni stante della mia vita”

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