24/11/2022 – S.S. Andrea Dung-Lac e compagni martiri e Beata Maria Anna Sala

Mt. 12, 33-37

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai farisei: «Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero.

 

Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi?

 

 

La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

 

L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive.

 

Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».

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La colorita espressione di Gesù ai farisei, apostrofati come “razza di vipere”, l’abbiamo incontrata domenica scorsa sulle labbra di Giovanni Battista, sempre rivolta ai farisei che si recano da lui per farsi battezzare al Giordano (Lc 3, 1-18).

Nel brano di Luca, il Battista parla di “frutti degni della conversione”; nel brano odierno Gesù parla di frutti cattivi che vengono da alberi cattivi (i farisei
appunto): in sostanza mentre il Battista offre una possibilità di riscatto, Gesù è più lapidario e giudica senza appello, definendoli appunto incapaci di dire cose buone essendo padroni di un “cattivo tesoro che sovrabbonda dal loro cuore”.

Tale considerazione mi ha messo nel cuore una “preoccupazione”: se uno è un albero cattivo potrà mai trasformarsi? Esiste una possibilità di cambiamento per poter dare frutti buoni?

Ho trovato una riflessione di Don Giacomo Caprio che interpreta efficacemente questo dilemma. Nel Vangelo “del giovane ricco” alla domanda del giovane che chiama Gesù “maestro” buono, questi afferma che Dio solo è buono, ovvero che l’animo umano non è strutturalmente buono… Partecipare all’amore Dio, essere aperti a questo influsso, lasciare che Lui entri ad operare nella propria vita fino a divenirne emanazione permette all’uomo di diventare “buono”.

Quindi, ancora una volta, si tratta di una scelta. E’ la mossa della mia libertà che mi fa porre alla sequela di Gesù, che mi fa intraprendere un cammino di familiarità con Cristo, che permette allo Spirito di entrare e agire nella mia vita, solo questo genera il cambiamento! Io sono protagonista dicendo il mio Sì! Perché da soli non ce la si può fare, è davvero impossibile tenere dritta la rotta e camminare nel solco della grazia, quando spesso tutto rema in altra direzione.

Il tempo di avvento che stiamo vivendo è dunque un’occasione enorme per riprendere il passo, anche se sono fermamente convinta che il primo, indispensabile passo da compiere è chiedere al Padre la grazia della conversione, urlare con determinazione e audacia la richiesta di cambiamento e
rendersi conto che non succede una volta per tutte, ma ogni istante, ancora, e ancora, senza stancarsi mai.

Tu sei buono, Signore, e perdoni.
Mostrami, Signore, la tua via,
perché nella tua verità io cammini;
tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome.

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