24/09/2017 – IV domenica dopo martirio di S. Giovanni

“Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. (..) Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete , mai!”
(Giovanni 6, 24-35)
Ci sono molteplici spunti in questo Vangelo, molte domande, uniti dal filo rosso che prosegue la domanda di domenica scorsa: chi è Gesù. Qui si scorge dapprima l’errore in cui tutti noi possiamo cadere, ovvero di costruirci un’idea di Gesù che non corrisponda alla verità: le folle seguirono Gesù, anche o soprattutto, perché risolveva il problema concreto del cibo e della fame; noi possiamo pregare perché speriamo che Dio ci tolga i nostri problemi o per trovare risposta ai nostri bisogni, certo veri e fondamentali, ma quasi trovando in Dio una soluzione facile o una pretesa. Dopo la risposta di Gesù, allora le folle si pongono un’altra domanda: cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio? (v.28); anche noi talvolta ci chiediamo che cosa ci manca o cosa dobbiamo fare per ottenere da Dio ciò che promette, quasi fosse poi un premio o un merito/demerito il dono di felicità che riceveremmo… Gesù di nuovo spiazza, perché la soluzione non è nel fare, appunto, ma nel semplicemente credere in Lui, in Colui che tutto può per volere di Dio, nel Figlio inviato dal Padre. Allora ancora la folla non sembra essere ancora soddisfatta e non fidandosi vuole vedere un segno che confermi le parole di Gesù. Anche noi pretendiamo di ricevere un segno che Dio esiste e che sta dalla nostra parte. A quel punto la risposta per loro sembra un enigma, forse per noi oggi un pochino più semplice: “Io sono il pane della vita” (v.35). Avrebbero dovuto ricordare i benefici dei loro padri e capire che Dio non abbandona mai il suo popolo e che lo colma di beni; come il popolo nel deserto aveva ricevuto la manna, il cibo quotidiano, così noi oggi possiamo ancora realmente nutrirci del Corpo di Cristo, nostro cibo e forza vitale, del Pane eucaristico. Questo corpo, però, è costato caro, perché è stato donato in un sacrificio, sulla Croce: Gesù si è donato a noi, con tutta la sua vita, per salvarci: ce lo ricorda anche la lettera agli Ebrei (Ebrei 9, 1-12): “egli entrò una volta per sempre nel santuario in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna” (v.12)
Potessimo veramente pronunciare le parole di lode che troviamo oggi nel libro di Isaia:” Signore tu sei nostro padre, noi siamo argilla e tu colui che ci plasma. Tutti noi siamo opera delle tue mani e tutti siamo tuo popolo” (Isaia 63,7-8), perché finalmente riconosciamo la bontà di Dio verso di noi, i suoi doni nella nostra vita, e sappiamo affidarci come figli al loro Padre. Siamo convinti che credere in Gesù vuol dire avere tutto ciò che serve per una vita felice qui e sempre?
Proviamo a cercare un giorno in settimana per ricevere nuovamente Gesù Eucarestia, per ricevere la sua forza, ripetendo come le folle “Signore, dacci sempre questo pane” (Giovanni 6,34)

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