“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.” (Giovanni 14, 19-26)
Questa parole del Vangelo di Giovanni hanno, per me, grande assonanza con l’immagine della casa sulla roccia contenuta nel Vangelo di Matteo al capitolo 7:
“Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia”.
In questa somiglianza vedo più chiaramente alcuni gesti a cui cerco (a fatica) di ispirarmi come cristiana.
Anzitutto ascoltare le parole di Gesù e accoglierle, che non è la semplice azione di presenziare ad un discorso, ma implica un atteggiamento di ascolto attivo e sensibile, chiede di ritornare personalmente sulla Parola per lasciarsi costantemente interrogare.
Si parla poi dell’osservanza dei comandamenti, del mettere in pratica la Parola, l’azione di trasformare ciò che Gesù dice alla mia vita in scelte concrete e coraggiose.
Mi piace poi che in entrambi i testi si parli di casa, di dimora!
Nel Vangelo di Matteo si dice che saggio è colui che costruisce la sua casa sulla roccia, che basa quindi la sua vita sulla sequela di Gesù. Qui rileggo l’invito a osservare i gesti di cui parlavo.
Giovanni invece apre uno spiraglio ulteriore: vivendo questo stile si esprime l’amore per Gesù e il Padre che a sua volta ci dona il Suo Amore.
Qui la casa è l’uomo stesso! (“Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”) il cui centro pulsante è però non tanto l’uomo in quanto giusto e osservante, ma piuttosto è l’Amore di Dio che lo abita avendo ricevuto, per Grazia, questo dono!
Non, dunque, “osservanza cieca” per ottenere il favore di Dio, ma piuttosto predisposizione personale ad accogliere (come una casa calda e curata può fare) la Sua Grazia!