Gv 3, 1-13
In quel tempo. Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò dal Signore Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui».
Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».
Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto.
Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose?
In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo».
E’ davvero una pagina che non si finisce mai di capire questo incontro fra Gesù e Nicodemo.
Forse qui Gesù ci sta presentando lo Spirito come possibilità sempre nuova di salvezza, che poi è Vita!
C’è un nascere fisico e poi c’è una vita spirituale, che non è astratta, impercettibile, ma una vita piena, ricca, felice, buona, contemporaneamente “dentro e oltre” la materialità.
L’allusione nelle parole di Gesù è al Battesimo, che ci apre al mistero di Dio, ci immerge letteralmente nella sua vita: in quel giorno Egli ci fa dono del suo Spirito e – come diceva settimana scorsa papa Francesco- è proprio da festeggiare, come il giorno del Compleanno.
Ogni giorno è una festa e lo so bene io, che quest’anno ho deciso di festeggiare il mio compleanno ogni mese per ricordarmelo! Senza esagerare e senza presunzione, ma condividendo e rendendo grazie per una vita piena goduta a pieno fin qui…
Mi convinco di “aver ragione”, un pochino, dopo aver letto e gustato la 2° lettura di oggi, un’altra perla di Paolo, perché mi dà motivo per far festa davvero! Sono “graziata“, come lui …
“L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5b): noi che siamo deboli, miseri, peccatori, egoisti, che oggi ci siamo e siamo poca cosa e domani potremmo non esserci più, che cosa possiamo fare di grande? Amare.
È la cosa più importante, la più bella eppure la più fragile, complicata, faticosa, misteriosa, ma resa possibile in noi dallo Spirito di Dio che è Grazia o Amore.
Gesù lo ha condiviso donando la sua vita in Croce: dal suo corpo sono scaturiti acqua e sangue, simboli di quei sacramentigrazie ai quali lo Spirito ci è stato dato. Lui è morto per noi proprio perché e quando eravamo peccatori, non buoni, non perfetti, non giusti….ci ha voluto bene lo stesso!
Ecco, allora, faccio mie anche le parole del salmo: “Rendimi la gioia della tua salvezza”.(sal 50,14)
Donami ancora “grazie” e aiutami a dire sempre “Grazie!”.
La pace, di cui parla Isaia (Is 32,15-20), è ancora una volta dono dello Spirito e non dipende, allora, soltanto dalle condizioni esterne in cui viviamo. Non posso non pensare alle donne e uomini afghani e in ogni parte del mondo che ora non vivono una vita sicura: Cristo che è morto anche per loro doni vita e salvezza.
Continuiamo a pregare perché lo Spirito riversato nei cuori possa far compiere a ciascuno di noi gesti di umanità, cura, solidarietà, amore, facendoci riconoscere gli uni gli altri come fratelli
23/09/2021 – S. Pio da Pietralcina
Proviamo, questa volta, a cominciare dal fondo: “ Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco”.
Come può essere?! Si incontra Gesù, si ascolta la sua parola e si diventa tristi? Pietro affermava che solo Gesù aveva parole di vita eterna, quando il Maestro aveva chiesto ai suoi se avessero desiderato andarsene anche loro, come avevano fatto in molti.
E questo notabile? Pone la domanda che riguarda la vita eterna, ma la risposta lo rende triste invece di spalancargli l’orizzonte. Ultime tre parole del brano: “era molto ricco”.
E ci risiamo! Sembra proprio che la ricchezza nel Vangelo non vada d’accordo nè con la felicità, nè con la vita eterna, nè con il regno di Dio…..insomma, essere ricchi pare essere una vera disgrazia. In realtà questo è un grande malinteso.
La chiave di volta non è in quel che si possiede, ma nella capacità di spogliarsi di tutto, di lasciar andare, di non esercitare il possesso per poter accumulare un tesoro nei cieli e mettersi a seguire Gesù sulle strade della nostra vita quotidiana.
Quindi, un investimento per il futuro e un programma di vita decisamente contro corrente per il presente.
Ci vuole coraggio a scegliere di essere felici, soprattutto perché il mondo sostiene una tesi ben diversa, facendo coincidere la felicità con la possibilità di avere quel che si desidera: cose, persone, potere, denaro, successo: tutto sul medesimo piano.
Ma c’è un dettaglio che non possiamo non notare: nella versione di Luca – a differenza di quanto riportano Marco e Matteo – il notabile non se ne va. Chissà che non sia davvero rimasto, pur nella sua tristezza.
Chissà che non abbia continuato ad ascoltare la Parola di Gesù. Chissà che, alla fine, questa Parola non l’abbia scosso e lui, sbarazzatosi delle molte ricchezze che lo appesantivano, non abbia fatto della propria vita un “cantiere della solidarietà” per il Signore e per i fratelli più poveri (Fiaccolina giugno 2019)
Chiediamo con insistenza allo Spirito Santo di donarci il coraggio per rimanere e scegliere.
Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno.