10/11/2017 – San Leone Magno

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“In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. (Luca 16,1-8).
Ogni volta che ascoltiamo questo passo evangelico rimaniamo un po’ storditi. Ma perché Gesù racconta questa parabola che loda un amministratore disonesto?
Se un amministratore é disonesto l’unica cosa da fare é togliergli la possibilità di amministrare. Infatti così avviene perché l’uomo ricco toglie l’amministrazione, ma lodando l’amministratore però per la sua scaltrezza e la sua furbizia.
Non capiamo questa parabola dell’amministratore se non consideriamo quanto l’Evangelo ci ha detto prima e dopo. Infatti Gesù aveva raccontato la parabola del padre misericordioso verso i figli prodighi. E dopo questa parabola Gesù racconta di come essere fedeli al Signore. Due facce della stessa medaglia per ricostruire una relazione vera con il Signore.
Potremmo tradurre così l’Evangelo di oggi: cosa é essenziale nel rapporto con il Signore? É essenziale la fedeltà e l’onestà con noi stessi: le due facce della stessa medaglia della misericordia di D-o. É per questo che il padrone loda l’amministratore disonesto perché nella scaltrezza ha saputo, con responsabilità, trovare una via per recuperare se stesso da una fine miserrima. E se noi che tentiamo di credere non ci facciamo più scaltri rischiamo davvero di perdere il centro della nostra vita che é il Signore.

09/11/2017 – Dedicazione della Basilica Lateranense

“Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!” (Giovanni 2,13-22).
Nel ricordo della dedicazione della Basilica Lateranense, primo Tempio cristiano a Roma, l’Evangelo ci presenta Gesù che scaccia i mercanti dal Tempio di Gerusalemme.
Nello scacciare i mercanti Gesù pronuncia una frase molto pesante: non fate della casa di D-o un mercato. Non ci sorprende questa affermazione di Gesù. Non é poi tanto lontana dalla realtà. Se osserviamo il modo con il quale molte nostre chiese si presentano, ci viene da chiedersi se sono case dedicate al Signore.
L’aspetto sostanziale dell’Evangelo di oggi non é solo questo.
Colpisce il dialogo con i Giudei, con gli ebrei osservanti e le autorità religiose di Gerusalemme. Conoscono la fama di Gesù, ma vogliono un segno per giustificare il comportamento del Maestro.
É interessante il “gioco” di Gesù che parla del Tempio luogo e abitazione di D-o pensando al suo corpo che dopo tre giorni si ricostruisce nella resurrezione.
Questo Evangelo ci vuole dire che anche noi siamo Tempio di D-o, perché D-o prima che abitare all’interno delle mura fisiche di una Chiesa, abita in noi.
Per questo dobbiamo avere timore del Signore, perché egli si fa presente dentro la nostra vita. Egli é davvero il D-o che ama l’uomo, ogni uomo.

08/11/2017 – 31ª Settimana del Tempo Ordinario

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.” (Luca 14,25-33).
Essere discepoli significa avere il coraggio di non essere legati alle cose che ci servono ogni giorno, alla propria famiglia, ai propri parenti più stretti, perfino alla propria vita. Questo ci dice Gesù nell’Evangelo di oggi.
É paradossale questo Evangelo perché bisogna portare la propria croce per seguire il Signore. Ma che cos’é la croce per noi?
La croce non é il simbolo della morte, ma della vita donata. Si, la vita é tutto quello che abbiamo ma quando la doniamo non é un sacrificio ma un beneficio perché moltiplica il bene e l’amore, che sono le uniche ragioni del nostro esistere.
Dobbiamo calcolare bene questo impegno. Bisogna ben misurare e dosare le nostre forze, gli imprevisti e perfino la fatica di stare dentro a questo disegno di discepolato.
Solo affidandoci al Signore possiamo non farci sopraffare dal male che ci sconfigge e ci annulla.
Che il Signore ci aiuti ogni giorno a trovare in Lui la forza di vivere nel suo nome!

06/11/2017 – 31ª Settimana del Tempo Ordinario

“Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».” (Luca 14,12-14).
L’Evangelo di Luca, in questo capitolo, ci presenta varie occasioni di scambio tra Gesù e i farisei. Viene spesso invitato ai banchetti, come ci racconta l’Evangelo di oggi.
L’insegnamento di Gesù é teso a smascherare i tentativi di trovarlo in errore rispetto la tradizione, il rispetto dei precetti e la Legge.
Scopriamo invece che Gesù sposta il piano della sua riflessione e chiede scelte essenziali e radicali, come possiamo constatare oggi.
In un banchetto dove invitiamo le persone importanti, i vicini, i notabili, é evidente che creiamo l’obbligo di essere ricambiati. Ma se invitiamo la gente povera ed emarginata non potremo essere ricambiati. E per questo saremo beati di fronte al Signore.
Gesù ci indica una strada diversa e alternativa. Ci provoca ad avere attenzione agli ultimi, perché questo ci porta a capire l’umiltà e ci rende santi e beati davanti al Signore.
Non é facile vivere questo Evangelo ma é la strada privilegiata per incontrare il Signore.

05/11/2017 – 31ª Domenica del Tempo Ordinario

“Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato.” (Matteo 23,1-12).
Le parole conclusive dell’Evangelo di questa domenica sono emblematiche. É questo passo della Parola straordinario nel suo sviluppo e sintetico nell’insegnamento conclusivo.
Il contesto dove Gesù opera é legato alla ostilità conclamata con le autorità religiose. Gesù é stato messo alla prova per verificare la sua dottrina. Il suo insegnamento è limpido, innovativo. Si tratta di rimettere al centro il Signore, il D-o della vita e della misericordia e non un D-o castigatore.
Gesù alle folle spiega che scribi e farisei vanno ascoltati ma non vanno seguiti nel loro agire perché non vivono e non testimoniano quello che insegnano. Sono capaci di porre fardelli sulla testa della gente e di godere nell’essere ammirati. Tradiscono la Parola con il loro agire.
Gesù indica la via per costruire una relazione con D-o vera, concreta: vivere l’umiltà, abbassandoci, diventando piccoli.
E per fare questo bisogna riconoscere di sentirsi tutti fratelli, invocare il Padre e vivere l’insegnamento del Cristo.
La conseguenza concreta di questo Evangelo é chiara: non é rivolta solo a coloro che hanno compiti di comando o di potere. Questo Evangelo é rivolto a noi perché spesso siamo noi a dire e non fare, a parlare bene e, come si dice, a razzolare male.

04/11/2017 – San Carlo Borromeo

“Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cédigli il posto!”” (Luca 1.7-11).
C’é una sorta di galateo nel partecipare ad un pranzo nuziale. Gesù ce lo insegna. Non bisogna mettersi ai primi posti per evitare che qualcuno ti chieda di cedergli il posto perché é persona più degna e rappresentativa di te.
Anzi Gesù ci invita, nella parabola che ascoltiamo oggi, che é meglio mettersi all’ultimo posto così é più facile ricevere onore quando ti chiedono di spostarti ai primi posti.
L’insegnamento di Gesù va colto nell’ambito del confronto con i farisei e le autorità locali che contestano la sua dottrina. Siamo in giorno di sabato ed é proprio perché siamo in un certo contesto che Gesù sottolinea un aspetto fondamentale che i suoi interlocutori, dall’alto della loro sapienza non applicano: mettere al primo posto nella propria vita l’umiltà.
Il finale dell’Evangelo di oggi non può essere più chiaro. Chi si esalta sarà umiliato, mentre chi si umilia sarà esaltato.

03/11/2017 – 30ª Settimana del Tempo Ordinario

“Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.” (Luca 14,1-6).
L’attaccamento ai precetti e alla Legge che i dottori e i farisei hanno tradotto come unica via per riconoscere la fede rappresentano un allontanamento dal D-o della misericordia che Gesù propone nel suo insegnamento.
E dopo essere stato continuamente preso di mira nel suo insegnamento, con continui tranelli, Gesù pone delle questioni molto serie sul tema del sabato, che sembra essere di fatto l’unico vero precetto e comandamento cui attenersi.
É lecito o no guarire di sabato? Di fronte a loro guarisce una persona malata di idropisia. Il buon senso e la misericordia di D-o di fronte alla malattia non fa questioni di liceità rispetto al contesto del sabato: si aiuta una persona guarire.
La verità che Gesù pone nel confronto con i suoi interlocutori é molto più fine.
Il sabato é per l’uomo o l’uomo é per il sabato? Il sabato é per l’uomo. Per cui ci stanno le eccezioni, specie se queste servono a guarire l’uomo dalle sue infermità. Non sono i precetti e la Legge fine a se stessi, sono strumenti per orientare la vita al Signore. E comunque noi abbiamo bisogno di orientare la nostra vita.

02/11/2017 – Commemorazione dei fedeli defunti

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.” (Giovanni 6,37-40)
L’Evangelo di Giovanni, che ascoltiamo in questo giorno dedicato alla commemorazione dei fedeli defunti, apre uno squarcio alla eternità di D-o.
Tutto si sviluppa intorno al fare la volontà del Padre, perché questo ha vissuto il Figlio Gesù e noi possiamo, a nostra volta, vivere la nostra esperienza terrena con questa fiducia. Fare la volontà del Padre significa affidarsi alla sua presenza, riconoscerlo presente nella nostra vita.
L’eternità di D-o é conseguenza di questa volontà di sapere che c’é attraverso il grande dono della vita. E la vita donata é vita che risorge.
Questo é il mistero e l’eternità di D-o.
Ricordare chi é passato ci dà la possibilità di agganciare la nostra esistenza alla fede nel Signore, senza pretese.

01/11/2017 – Tutti i Santi

“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.” (Matteo 5,1-12a).
L’Evangelo delle Beatitudini é l’espressione più originale del messaggio di Gesù verso i suoi discepoli. Gesù proclama le Beatitudini guardando le folle. Le folle che lo cercano, le folle assettate di riscatto, le folle senza una guida, le folle che chiedono guarigioni, le folle che chiedono aiuto. É l’ansia della povera gente!
Gesù dedica alle folle, attraverso i discepoli, le Beatitudini che sono l’agire benevolo e amorevole di D-o. D-o si esprime nella contentezza della misericordia e dell’amore, quello semplice genuino che accoglie l’altro-a.
Siamo perfino beati quando l’insulto, la persecuzione, il male si abbatte sulla nostra vita a causa della fede nel Signore. La ricompensa sarà grande nei cieli per noi.
Il Signore accolga la nostra vita come una Beatitudine vissuta in ogni istante.

31/10/2017 – 30ª Settimana del Tempo Ordinario

“In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di D-o, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».” (Luca 13,18-21).
L’essenziale della vita di un credente é riconoscere la presenza di D-o che trasforma il nostro cammino, un cammino che conduce alla gioia dell’amore senza limiti. Il regno di D-o é nella piccolezza del nostro esistere, nella profondità del nostro cuore, nel desiderio di un amore senza limiti. Questo é il regno di D-o.
Gesù ci fa capire il regno di D-o, che egli stesso ha cercato di testimoniare fino a donare tutto se stesso, attraverso le cose più piccole che appartengono al nostro quotidiano: il granello di senape, il lievito nella pasta
Per quanto piccoli siano il granello senape e il lievito hanno la capacità di far diventare grande la vita donata, spesso nascosta.
In fondo sono i piccoli, i bambini, che hanno la capacità di cogliere la profondità e l’essenza della vita. Capita talvolta di scoprire che un bambino sa dimostrare l’amore attraverso un disegno nel quale descrive la presenza di un nonno che non ha mai conosciuto e che pure fa parte della sua vita. Questo é il segno più semplice della presenza del regno di D-o.
Amiamo e gioiamo per i piccoli, per le cose piccole, perché lì c’é il regno di D-o, l’amore di D-o.