05/09/2018 rito ambrosiano – S. Teresa di Calcutta

“Il Signore Gesù disse: « Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».” (Luca 16,9-15)

Le parole di Gesù arrivano sempre dritte al punto della questione e ci chiedono di fare verità sui nostri comportamenti e le nostre scelte, in tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana.

Il tema dei soldi è quello sempre più spinoso. Nella comunità cristiana ma anche negli ambienti amicali e famigliari il tema del denaro è troppo spesso un tabù. Non siamo per niente abituati a parlare di che uso facciamo del denaro, di come spendiamo la nostra ricchezza. Lasciamo a volte che diventi una ricchezza disonesta, cioè usata per governare e come finalità delle nostre azioni, anziché uno strumento per servire, senza che nessuno ci richiami alle nostre responsabilità. Su questo Gesù non ha mezzi termini e richiama in modo forte ad un uso onesto dei beni, perché sa bene chi ha di fronte: i farisei, infatti, “si facevano beffe di lui perché attaccati al denaro”.
L’altro atteggiamento di Gesù che ricorre spesso è l’ attenzione ai gesti piccoli, come nel discorso del giudizio finale (Mt 25,31-46). La buona amministrazione dei beni (nostri e altrui) parte dalla semplicità di ogni giorno dal pagare il biglietto dell’autobus, le multe, le tasse, dal non prevaricare sui colleghi, dal prendersi cura del proprio condominio e via dicendo.

Facile accusare chi non è onesto nel gestire grandi beni e grandi imprese ma ciò che dobbiamo chiederci è se noi siamo onesti nelle cose piccole della nostra vita. Papa Francesco ricordava ai giovani, che si sono radunati a Roma per il sinodo dei giovani, l’importanza di rinunciare al male: “Ma non basta non fare il male per essere un buon cristiano; è necessario aderire al bene e fare il bene. Ecco allora che San Paolo continua. Non sentitevi a posto quando non fate il male; ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto”.

Sentiamoci interpellati anche noi nel disporre bene di quanto abbiamo, perché i beni siano a servizio di molti.

04/09/2018 – Martedì, Settimana della I Domenica dopo il martirio di s. Giovanni il Precursore

“In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione?
Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».” (Luca 16,1-8)

In questa parabola ci viene presentato il comportamento di un cattivo amministratore non per insegnarci ad essere ladri, ma per indicarci un atteggiamento pronto e diligente nel lavorare per il regno di Dio. L’amministratore è disonesto, non esita, è rapido nel pensare e nell’agire; ma la sua tattica e il suo coraggio di rischiare possono essere valide modalità, se vogliamo collaborare al piano di Dio. Noi siamo chiamati a essere amministratori fedeli, a non “vivacchiare”, cioè vivere alla giornata, ma ad operare con determinazione e coraggio per mantenerci saldi fino alla fine; per questo motivo, ci viene ricordato di non essere indecisi e fiacchi nell’agire, di non essere cristiani tiepidi e “da divano”.

La differenza, quindi, del nostro essere la fa la nostra capacità di accogliere il dono della vita: l’amministratore ladro fa dipendere la sua esistenza da ciò che ha, quello fedele e saggio da ciò che dà.
– Che cosa nella vita di tutti i giorni mi rende “né caldo, né freddo”?
– Penso ad una situazione concreta in cui sono stato/a coerente e una in cui non ce l’ho fatta. Che cosa mi ha aiutato a mantenermi una persona fedele e salda ai propri principi?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario. (Sal 26)

Oggi chiedo a Dio di accompagnarmi nel comprendere a pieno una qualità che mi rende un uomo/una donna alla ricerca della Vita in pienezza.

03/09/2018 – Rito Ambrosiano – San Gregorio Magno

“Quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? e dopo averla cercata, chiama le amiche e le vicine….” (Luca 15, 8-10)

Entrando con la mente e il cuore in questo Vangelo, due cose mi hanno colpito: la prima e’ l’ostinazione di Dio, qui curiosamente rappresentato da una donna che cerca la moneta che ha perso. Tutti noi abbiamo fatto esperienza del cercare qualcosa di importante che avevamo smarrito e conosciamo l’apprensione e la determinazione di volerla trovare, per cui mettiamo in campo tutta la nostra creatività e fantasia per trovarla. E quando lo troviamo…che soddisfazione! Che sollievo! Che contentezza! Sapere che Dio fa la stessa cosa con noi, che prova lo stesso batticuore, anzi, di più, e’ una consolazione immensa!

La seconda cosa è che mi sono immedesimata nella moneta persa; quante volte ci sentiamo perduti, tristi o ci nascondiamo in noi stessi e agli occhi degli altri per paura del loro giudizio, o perché abbiamo sbagliato, o perché ci hanno ferito, o perché non ci sentiamo accolti, compresi, accettati, o ancora perché siamo smarriti e spaventati da una malattia o dal dolore per una perdita…e nel momento in cui non speravamo più, Qualcosa o Qualcuno ci risolleva, soffia via la zavorra che appesantiva il nostro cuore e asciuga le nostre lacrime!

Lasciamoci trovare!! Dio ci cerca incessantemente e ci vuole bene per quello che siamo, perché è innamorato di ognuno di noi! Forse occorre solo lasciarci sorprendere ogni volta, quotidianamente perché: ” Il nostro nome e’ scritto nel palmo della mano di Dio” ( Is 49, 16). ” Noi siamo preziosi ai suoi occhi ” ( Is 43,4).

Buon rientro alla nostra quotidianità!

02/09/2018 – Rito Ambrosiano – 1ª domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore

“L’amico dello sposo che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. (..) Lui deve crescere, io invece diminuire. Chi viene dal Cielo e al di sopra di tutti. Colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio. Senza misura egli dà lo Spirito. il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. chi crede nel Figlio ha la vita eterna.” (Giovanni 3,25-36)

Impressionante la lucidità e l’umiltà di Giovanni che riconosce senza esitazione l’identità di Gesù e il proprio servizio per Lui: questo è espresso nei verbi crescere e diminuire. Il paragone con lo l’amico dello Sposo, poi, ha anche un richiamo biblico, poiché nell’Antico Testamento l’Alleanza di Dio con Israele spesso era spiegata con l’immagine delle nozze. Veramente Giovanni sa di essere solo un profeta e un testimone dell’arrivo del Messia tanto atteso! Riconosce la grandezza dello Spirito presente in Gesù, del Signore del Cielo e della terra, e per questo gioisce, non è invidioso… Il Regno di Dio sta già compiendo meraviglie e prodigi (cfr. Isaia 29,13-21, “continuerò a operare meraviglie e prodigi con questo popolo” v.14), nonostante le difficoltà e le infedeltà degli uomini.

Ma ora non c’è più bisogno di Profeti come Giovanni, poiché Dio ha mandato Suo Figlio Gesù, “mediatore della Nuova Alleanza” (Ebrei 12,22-24), inviato per farci conoscere tutto l’Amore del Padre, con cui condivide ogni cosa nello Spirito e ne fa dono anche a noi.

Insegnaci oggi, Signore, a riconoscere chi veramente siamo noi e chi sei Tu per noi. Donaci questa umiltà, questo sguardo sapiente, questa capacità di ascolto e di gioia per la Tua Parola. Donaci il coraggio di essere testimoni, come ha fatto Giovanni.

“Mostraci Signore la tua misericordia e donaci la tua salvezza” (sal 85)

01/09/2018 – Sabato della Settimana della Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore

”Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mia ama…” (Gv 14, 21-24)

Il tema dell’amore che apre il brano è preparato dai versetti introduttivi, dove le domande degli apostoli contengono il timore per la separazione da Gesù e dunque l’amore per Lui. L’unico modo per dimostrare a Gesù il nostro amore è essere fedeli ai suoi comandamenti. Quindi non solo accogliere la sua Parola, ma metterla anche in pratica. Osservare i comandamenti di Gesù significa amare Dio e amare il prossimo.

“Chi mi ama me sarà amato dal Padre Mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a Lui.”
La certezza di sentirsi amati da Lui. E’ il vero benessere dell’anima, è la meravigliosa manifestazione di Dio in noi, la sua stabile dimora nella nostra esistenza. Egli ci fortifica e ci santifica con la sua Grazia.

Canti la mia bocca la lode del Signore
e ogni vivente benedica il suo nome santo,
in eterno e sempre. (salmo 144, 21)

31/08/2018 – S.S. Felice e Abbondio

“.. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.  Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?».  Disse loro: «Venite e vedrete». (Giovanni 1,35-42)

Questi due discepoli per primi intraprendono un esodo, lasciano Giovanni per seguire Gesù. Si mettono sulle sue tracce, nel deserto; Gesù allora si volta e, guardandoli negli occhi, chiede loro: “Che cosa cercate?”.
Un interrogativo che Gesù rivolge ancora oggi a te: “Che cosa cerchi? Qual è il tuo desiderio?”.
Chi si mette sulle tracce di Gesù deve cercare di rispondere innanzitutto a questa domanda, deve cercare di conoscere il proprio cuore, di leggerlo e scrutarlo, in modo da essere consapevole di ciò che desidera e cerca …perché la ricerca, quando è assunta e consapevole, chiede di muoverci, di fare un movimento, di andare, cioè di seguire chi ha suscitato la domanda: “Venite e vedrete”.

Seguendo si fa cammino dietro a Gesù e si arriva dove lui sta, dove dimora. Ecco la dinamica del nostro incontro con il Signore: cercare, seguire, dimorare. Queste sono anche le attitudini essenziali per conoscere e vivere l’amore. L’amore è cercato dal desiderio, deve essere seguito su cammini a volte faticosi e pieni di contraddizioni, ma, se lo si segue, alla fine lo si conosce e in esso si resta, si dimora.

Il vero amore è un abitare nell’amore dato e ricevuto: è la vita cristiana!

Buon cammino..

30/08/2018 – Beato A.I. Schuster

“In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».” (Matteo 11,7.11-15)

La figura di Giovanni Battista ci guida nella nostra riflessione. La sua vita austera e la sua testimonianza coraggiosa, che giunge fino al martirio, offrono un’immagine concreta di quelle scelte che ogni discepolo è chiamato a fare. Il Regno di Dio si manifesta lì dove i discepoli di Gesù sono pronti a testimoniare con coraggio la loro fede in Dio senza temere le opposizioni, diventando segno di contraddizione, proprio come ha fatto Gesù: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione” (Lc 2, 34).

La presenza di Gesù non lascia indifferenti, ma suscita una reazione, impone a tutti di prendere posizione. In questa luce comprendiamo la seconda parte del versetto: “i violenti se ne impadroniscono”. Non possiamo far parte del Regno di Dio rimanendo in tribuna, la vita non è uno spettacolo da guardare ma un’esperienza da vivere, dobbiamo scendere in campo, accettare la sfida. Gesù invita i discepoli a portare la croce, con Lui e come Lui. Fino alla fine. Se manca questa disponibilità, che comporta una certa violenza contro se stessi, restiamo fuori.

Oggi chiediamo la grazia di accogliere come un dono di Dio la fatica, ma anche le gioie della nostra vocazione cristiana.

29/08/2018 – Martirio di S. Giovanni Battista, il Precursore

“In quel tempo. Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello»[…] Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno»[…] Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto”. (Marco 6, 17-29)

Ecco la “voce che grida nel deserto”, che scuote le coscienze, che richiama a ciò che è lecito, che mette in guardia dal chiudersi nel proprio egoismo e nel vivere affetti disordinati.
Ma questo, come sempre, ha un prezzo da pagare molto alto. Quello che però mi stupisce sempre è l’atteggiamento del re che in nome del ruolo che copre si sente onnipotente e non a servizio per il popolo, crede di poter disporre di tutto ciò che vuole e di concedere qualsiasi cosa. Quanti governanti abbiamo ancora oggi che si credono onnipotenti, che in nome del potere danno ordini per sentirsi ancora più forti e per dimostrare chi sono, mettendo a repentaglio la vita di milioni di persone. Quanti dittatori sono a capo di molti Paesi, quanti tiranni ricoprono le più alte cariche istituzionali anche nel nostro Paese.
E ancora di più mi stupisce come in nome della reputazione di fronte ai propri “amici” e compagni di governo, il re non oppone rifiuto pur andando contro la propria volontà.

Questo credo sia il punto più basso per un uomo: compiere il male, sapendo che non è giusto, pur di non venire meno al consenso di chi gli sta vicino, diventando schiavi del giudizio degli altri e asservire la loro volontà.
Una pagina triste che purtroppo è cronaca di tutti i giorni. Ma la “voce di chi grida nel deserto” sempre si è fatta sentire e ancora si fa sentire, anche se rimane inascoltata, con la certezza che laddove impera il male, tanto più forte deve innalzarsi.

Preghiamo per i governanti come Erode, anche se è la preghiera che costa più fatica, e vigiliamo su noi stessi perché non soccombiamo mai al giudizio degli altri, ma rimaniamo sempre liberi di denunciare le ingiustizie e gli atteggiamenti illeciti.

28/08/2018 – Sant’Agostino

“In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.” (Luca 3,15-18)

Nella settimana che precede il Martirio di San Giovanni Battista, la liturgia pone l’accento proprio su questa figura. Giovanni Battista vestito di peli di cammello gira il Giordano e proclama un battesimo di conversione, chiede un mutamento di vita.

La gente pensa che sia lui il Cristo ma Giovanni prontamente afferma: ”io vi battezzo con acqua ma viene uno che è più forte di me che vi battezzerà in Spirito Santo”.
La prima caratteristica: la fortezza, Dio è forte! che bello… molti salmi richiamano questo elemento. Ci dona il suo Spirito, la sua stessa vita.
Tiene in mano il ventilabro per pulire l’aia, il ventilabro serviva a liberare le scorie del grano.

Giovanni annuncia la lieta notizia, il nostro Dio è un Dio che salva e che libera. Ci libera dalle preoccupazioni, dalle fragilità, dalle nostre scorie e pigrizie.
Il nostro Dio viene, corriamoGli incontro.

27/08/2018 – Santa Monica

“E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi. (..) e proclamava: Viene dopo di me colui che è più forte di me..” (Marco 1, 4 – 8)

Mi piace pensare al primo incontro tra Giovanni Battista e Gesù, che avviene quando le loro madri li portavano in grembo. Un incontro fatto di amicizia vera, sorpresa e gioia piena, al punto che Giovanni sussulta, cioè fa come una piroetta nel grembo di Elisabetta!
L’incontro al Giordano è un momento sacro e solenne, pieno di bellezza e di autenticità, per la presenza operante dello Spirito Santo, che dà senso e compiutezza ad ogni evento.
Giovanni, ultimo grande profeta (il suo abbigliamento e il suo modo di vivere essenziale
richiamano la figura di Elia), testimone più che maestro, consegna con la sua umiltà se stesso e le tantissime persone accorse a convertirsi, cioè a cambiare in meglio il cuore e la vita, a Gesù, riconoscendo e chiedendo perdono per la propria fragilità come punto di partenza.
E mi piace sostare sull’immagine di Gesù, il Figlio di Dio, Dio stesso in persona che si mette in fila con tutti gli altri, senza sgomitare, senza dire una parola…!
L’Umiltà, vera natura dell’Amore, che insegna senza bisogno di parole!

Noi siamo stati battezzati nello Spirito Santo; la vita eterna cioè la vita vera, autentica e piena ci ha abbracciato per sempre! Quanto ne siamo consapevoli? Non c’è ragione di essere tristi!!! buona settimana!