08/03/2020 – 2ª di Quaresima – Domenica della Samaritana

Gv 4, 5-42

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Gesù ha azzerato le distanze. Facendosi uomo ha annullato la separazione tra uomo e Dio, “ha spogliato se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,7). Nel suo incontro con la Samaritana, Gesù elimina la separazione anche tra uomo e uomo: ignora la nota inimicizia tra i due popoli con una leggerezza tale da evidenziare l’inconsistenza della questione. San Paolo dirà: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” (Gal 3,28).

Le formalità umane cessano di avere senso: la discussione su quale sia il miglior luogo di culto viene liquidata rapidamente da Gesù e persino il bisogno fisico della sete e della fame perdono importanza, tanto che la Samaritana torna al paese senza acqua. Il fulcro
diventa il Vangelo, sostanza dell’esistenza, che soppianta tutte le altre futili preoccupazioni e dispute.

Appare interessante che l’unica cosa che sembrano cogliere i discepoli è che Gesù stesse parlando con una donna, segno che anche loro stessi ancora non avevano colto fino in fondo il suo insegnamento. Lo afferreranno appieno solo con la Pasqua, punto di arrivo del
loro cammino di conoscenza e comprensione di Dio e del Vangelo.

Questo è il cuore inquieto di Dio,
Colui che per primo ci ha amati;
la pienezza dell\’Essere che si riversa in coloro che non hanno essere.
La pienezza della vita che trabocca e scende a vivificare coloro che non hanno vita.
Dio scende nel mondo, lo spirito scende nella materia, la vita nella morte.
La discesa che continua, che cala verso ciò che non ha valore,
questo è Amore cristiano.
Dio ama gli uomini, ama ciascuno di noi, ama il peccatore;
ha scelto ciò che è abominevole davanti agli uomini,
per farne oggetto della sua grazia.
E\’ un Dio che si annichila per dare vita agli altri.
Un Dio attratto da ciò che è perduto.
Egli viene a cercare e a ricreare ciò che era abbattuto e disperso.
L\’uomo ha valore perché amato da Dio.
E Dio è con Cristo per riconciliare il mondo con se stesso.
E Dio è Amore immotivato.
Un Amore così grande da lasciarsi annientare.
Questo è l\’Amore di Cristo,
questo è l\’Amore di Dio.

(Padre David Maria Turoldo)

 

07/03/2020 – Sabato, 1ª di Quaresima

Matteo 12,1-8

In quel tempo. Il Signore Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

 

Di nuovo c’è una discussione tra Gesù e i farisei. Di nuovo questa discussione è per il contenuto della Legge.
Quante volte siamo sempre pronti a puntare il dito verso l’altro, accusandolo di qualche mancanza, di qualche errore, e non ci accorgiamo che spesso anche noi manchiamo in qualcosa, verso qualcuno, anche noi commettiamo errori.

“Misericordia io voglio e non sacrifici” . Tante volte sappiamo bene la teoria, la insegniamo anche, ma non siamo proprio capaci di metterla in pratica.

Proviamo in questo tempo quaresimale a ritornare al cuore del Vangelo, a rimettere al centro l’amore che Dio ha nei nostri confronti, ma che anche noi dobbiamo avere gli uni verso gli altri.

salmo 111 (112), 1. 3. 4-5. 7-8a. 9
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre. 
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore. 
Sicuro è il suo cuore, non teme.
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

06/03/2020 – Feria liturgica

… Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro…

Possiamo dire che il salmo 50 è un canto di peccato e di perdono, una meditazione sulla colpa e sulla grazia di Dio. Infatti, in questi versetti ci viene mostrato come l’Amore di Dio è talmente grande, da cancellare tutta la nostra colpa.

Chi scrive il salmo lo sa bene, forse siamo noi che ce lo dimentichiamo.

Troviamo, in questo venerdì e nei prossimi, un momento per fermarci davanti al Crocifisso e contempliamo l’Amore che si è fatto dono,
mettendo ai suoi piedi le nostre povertà e i nostri peccati confidando nella sua Misericordia.

05/03/2020 – Giovedì, 1ª Settimana di Quaresima

Matteo 5,20-26

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

 

Spesso crediamo che se siamo in pace con Dio, siamo tranquilli anche con tutti coloro che ci stanno attorno. Il vangelo di oggi ci dice invece che prima dobbiamo riconciliarci, e quindi incontrarci, con il fratello, con l’altro e allora siamo pronti a incontrarci con Dio.
Certo non è proprio così semplice, ma questo invito di Gesù ci richiama proprio alla conversione, cioè al cammino continuo che dobbiamo fare nella nostra vita. Spesso ci sentiamo arrivati o convinti che il nostro atteggiamento verso l’altro sia giusto e allora diciamo “ma si, tanto cosa vuoi che sia…”, indebolendo così la relazione, il rapporto che abbiamo con i fratelli.

Se guardiamo a Gesù, vediamo come Lui ha sempre tenuto al centro la persona, anche se sbagliava, e così facendo riusciva a guarire il suo cuore permettendogli di ripartire.

Impegniamoci in questo tempo di Quaresima a riallacciare quelle relazioni che abbiamo un po’ perso, specialmente quelle che si sono rovinate a causa di un errore. Non pensiamoci “arrivati” e quindi non bisognosi della Misericordia di Dio, ma sentiamoci ancora in cammino,
solo così saremo capaci di dare una possibilità di ripartire anche al fratello.

salmo 118 (119), 17-24
Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,
osserverò la tua parola.
Aprimi gli occhi perché io consideri
le meraviglie della tua legge.
Forestiero sono qui sulla terra:
non nascondermi i tuoi comandi.
Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi giudizi in ogni momento.
Tu minacci gli orgogliosi, i maledetti,
che deviano dai tuoi comandi.
Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho custodito i tuoi insegnamenti. 
Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.

04/03/2020 – Mercoledì, 1ª Settimana di Quaresima

Matteo 5, 17-19

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

 

“Si è sempre fatto così!” quante volte abbiamo sentito o detto questa frase. Anche Gesù ha dovuto contrastare questa frase e lo fa rassicurando che non cambierà nulla di quanto c’era prima, anzi tutto si compirà. “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i
Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.”

La sua vita, infatti, è stato un vivere pienamente quanto le scritture dicevano. Viverle in maniera nuova, “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5), mettendo al centro il significato della Legge, dei Profeti, ripulendole anche da alcuni modi di fare e da alcune “tradizioni” che andavano in maniera opposta; e forse, se necessario, modificando le abitudini.

Quanto dobbiamo ancora imparare da Gesù, quanto coraggio dobbiamo avere per abbandonare tutte quelle cose che ci distraggono dal Signore e dagli altri. Ci viene chiesto di sapere uscire dai nostri schemi umani, per entrare nella logica di Dio. Solo così possiamo avere “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5)

 salmo 118 (119), 9-16
Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Osservando la tua parola.
Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi. 
Ripongo nel cuore la tua promessa
per non peccare contro di te.
Benedetto sei tu, Signore:
insegnami i tuoi decreti.
Con le mie labbra ho raccontato
tutti i giudizi della tua bocca.
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
più che in tutte le ricchezze. 
Voglio meditare i tuoi precetti,
considerare le tue vie.
Nei tuoi decreti è la mia delizia,

non dimenticherò la tua parola.

03/03/2020 – Martedì, 1ª di Quaresima

Matteo 5,13-16

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

 

Il vangelo ci parla di essere luce e sale sulla terra, per illuminare e dare sapore. Ciascuno di noi è chiamato a essere luce e sale per l’altro, cioè illuminare e rendere saporita la vita dell’altro, di chi ci sta attorno. Perché essere luce? Per rendere luminosa la vita dell’altro.
Per essere guida dell’altro, proprio come il Signore lo è per ciascuno di noi.

Dobbiamo imparare da lui a essere luce, che illumina, che scalda, che ama. Prendete sempre Lui come modello d’amore.

Perché essere sale? Sappiamo bene, che se non mettiamo il sale nell’impasto il pane rimane insipido, però se ne mettiamo troppo è immangiabile.
Dobbiamo imparare a essere sapore per gli altri nella quantità giusta. Né troppo scarsi, né troppo abbondanti.

Non lasciamo allora che la vita di chi ci sta attorno sia insapore, quindi interessiamoci, chiediamo, non andiamo dritto per la nostra strada. d’altro canto, non esageriamo a essere invadenti, togliendo il respiro all’altro e agli altri. Una quantità giusta. Impariamo ad essere presenti, ma discreti, proprio come il Signore per la nostra vita, che è presente, ma non ci impone nulla.

salmo 118 (119), 1-8

Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. 
Non commette certo ingiustizie
e cammina nelle sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti.
Non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi. 
Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

02/03/2020 – Lunedì della 1ª Settimana di Quaresima

Matteo 5, 1-12a

In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

Le beatitudini ci possono aiutare a vivere questo cammino quaresimale. Potremmo dire che sono la mappa che ci conduce alla meta, la Pasqua.
“Beati”, dice Gesù, quelli che noi consideriamo infelici. Per noi, per come va il mondo di oggi, diremmo “siete beati” ai ricchi, a chi è potente. Per Gesù invece, il beato è il povero, l’umile il disprezzato. È un modo di vedere diverso quello di Dio e quello dell’uomo.

Queste parole sono un’autobiografia di Gesù, rivelano il suo volto di Figlio di Dio. Il vangelo ci dice che Gesù ha rivolto queste parole non solo ai discepoli, ma alle folle. Quindi queste parole sono rivolte ad ogni uomo che cerca la verità., sono rivolte a ciascuno di noi.

Per nove volte come un ritornello, ritorna la parola Beati. La beatitudine non sta tanto nella prima parte, cioè nella povertà, nell’afflizione … ma nel “perché” che ne fa la conseguenza: Dio ai poveri, agli afflitti, ai miti…dona se stesso. È questa la beatitudine, il dono stesso di Dio.

 salmo 1, 1-6
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. 
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell’assemblea dei giusti,
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

01/03/2020 – 1ª Domenica di Quaresima

In questo tempo quaresimale, lasciamoci aiutare a pregare con i commenti scritti dai giovani dell’AC ambrosiana!

Matteo 4,1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Avere. Potere. Apparire
Sono queste le tre tentazioni che troviamo nel vangelo di oggi. Tre tentazioni, legate strettamente l’una all’altra, che sono state proposte a Gesù, ma che ogni giorno sventolano sotto i nostri occhi.
“Io devo AVERE più degli altri e le cose migliori degli altri, altrimenti non sono nessuno.” È questa la prima tentazione. Esistere per se stessi: questa è la tentazione radicale che porta a ignorare gli altri e a non riconoscere più il dono di Dio.

“Fai vedere chi sei… dimostralo a tutti…”. Questo si sente dire Gesù, questo ci sentiamo dire noi tutti i giorni. In tutti noi c’è il rischio di mettersi in mostra, di sbandierare ogni nostra buona azione, specialmente se sappiamo che possiamo guadagnarci qualcosa, magari un
posto di prestigio in azienda, nella comunità, nella società.
“A tutti i costi devo essere primo e migliore degli altri…”

Arriviamo così all’ultima tentazione. Qui la tentazione diviene se possibile ancor più concreta: il potere. Quante volte siamo tentati dal potere, di essere al posto di comando per sottomettere qualcuno.

E noi siamo dentro in tutte queste tre tentazioni, ma riusciremo a superarle se ci facciamo sedurre dallo sguardo di Cristo, sguardo che ci cambia la vita.
“Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. Gesù ha vinto la triplice tentazione dell’avere, dell’apparire, del potere. Gesù le ha vinte ancorato alla forza della Parola e alla fedeltà assoluta al primato di Dio; la Quaresima è occasione di grazia perché anche noi possiamo vincerle.

 salmo 102 (103), 8-14. 17-18
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.
Egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti per osservarli.

29/02/2020 – Sabato, settimana dell’ultima dopo Epifania

Luca 1, 5-17

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».

Conosciamo abbastanza le vicende di Giovanni il Battista, ma qui il Vangelo ci riporta ad una storia antecedente, quella che annuncia la sua nascita. Già a partire da questo momento Giovanni è una figura così vicina e affine a Gesù (non solo dunque per la parentela); anche in questo caso è un angelo del Signore a portare la buona notizia, ma non alla futura mamma bensì al futuro papà: un po’ di par condicio anche nei Vangeli!

Trovo che la giornata di oggi, sabato che precede la prima Domenica di Quaresima, somigli anch’essa al racconto che il Vangelo ci fa, una giornata piuttosto ordinaria che precede l’ingresso in un periodo speciale, santo: per Elisabetta e Zaccaria è l’attesa del loro tanto desiderato bambino, per noi è il cammino con e verso il Dio della Passione e della Resurrezione. Queste straordinarie vicende mi sembrano ancora più legate in un richiamarsi di nascita, morte e Resurrezione e mi riportano alla mente la verità che per noi è la lettura del Natale e della Pasqua alla luce l’uno dell’altro momento.

Cercando poi di osservare la storia di queste due semplici persone, Zaccaria ed Elisabetta, sono qui colpita dal fatto che l’arrivo dell’angelo avviene, appunto, in un giorno ordinario, durante una ritualità che forse per Zaccaria era abitudinaria. Mi affascina leggere alcuni passi del Vangelo che richiamano alla nostra vita ordinaria, è come se la Parola stessa mi dicesse: “mi rivelo anche tra le righe della vita concreta, semplice, del quotidiano”.

Allo stesso tempo, però, mentre Zaccaria compiva le sue funzioni ordinarie accade qualcosa di “straordinario”: entra nel tempio del Signore, nella parte più interna, più vicina al Signore.

È questo per me un invito a porre l’attenzione a tutti quei segni, nel quotidiano, che dicono la presenza più vicina del Signore, ad accogliere gli incontri, le vicissitudini e i momenti semplici di questa Quaresima come occasioni dove Dio mi parla.

28/02/2020 – Venerdì, settimana dell’ultima domenica dopo Epifania

Marco 13, 28-31

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

La pericope del Vangelo di oggi fa parte del capitolo 13 del Vangelo di Marco che riporta il discorso escatologico di Gesù. Questo brano rientra nel genere apocalittico che riprende immagini di catastrofi e tribolazioni.
Nella prima parte Gesù chiede di non lasciarsi ingannare dai falsi profeti, nella seconda parte di restare con gli occhi aperti, di vigilare.
Occorre imparare dal fico: attendere l’estate, verso la stagione dei frutti.
Quando accadranno queste cose, “sappiate che il Signore è vicino”. Occorre scolpirlo nel cuore.

Quando accadono catastrofi e ognuno di noi vive periodi negativi in cui si perdono i punti di riferimento, il Signore è vicino.
Dice l’apocalisse : “Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui” (Apocalisse 3,20)
Il Signore vuole entrare nella nostra vita per portare uno spiraglio di luce. Occorre non rinchiudersi in noi e tenere gli occhi aperti.
Coltivare la Fiducia e la gratitudine perché il fico sa che arriva l’estate.

Ci prepariamo a vivere la Quaresima, tempo in cui aprire la porta a Gesù che passa e bussa ancora nella vita. Presentiamo al Signore tutto quello che viviamo, lasciamolo entrare nella nostra casa impolverata.