30/11/2018 – Sant’Andrea, apostolo

0

“In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. (Matteo 4,12-18).

Tutto é iniziato lungo il mare di Galilea, in uno dei punti al di sotto del livello del mare. Un mare dunque doppiamente profondo. Sappiamo che il mare é sempre stato considerato un luogo difficile, un luogo dove le forze della natura limitano fortemente la forza umana.

Ebbene proprio lungo questo mare inizia il cammino e la storia di Gesù, il Cristo, nostro Signore e nostro D-o, attraverso un incontro con due pescatori, Simone chiamato Pietro e Andrea, di cui oggi facciamo memoria.

Due fratelli incontrano Gesù. Due pescatori intrepidi che con coraggio affrontano e sfidano, ogni giorno, ogni notte, le potenze avverse della natura.
Proprio questi due fratelli vengono chiamati a trasformare il loro lavoro, per diventare pescatori di uomini.

Le loro reti sono reti di umanità. Una umanità che attendeva una via d’uscita, un riscatto, una liberazione dall’oppressione. Proprio questi due fratelli hanno detto si ad una chiamata, alla chiamata del Figlio amato del nostro D-o vivente.

Oggi, attraverso questo Parola, vogliamo noi riconoscere il bene che hanno fatto questi due fratelli nel dire si ad una chiamata. Cerchiamo anche noi di ascoltare la voce di chi ci chiama ogni giorno a gettare le reti dell’Evangelo.

28/11/2018 – Mercoledì della 34ª Settimana del Tempo Ordinario

0

Il “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.” (Luca 22,12-19).

L’Evangelo di oggi contiene due parole chiave che sono sempre il motore della nostra fede nel Signore: testimonianza e perseveranza.

Il linguaggio apocalittico che Gesù lancia ai suoi discepoli proietta i nostri pensieri verso le scelte ultime della vita di fede.

Il Signore ci chiede di essere pronti a tutto. Essere perseguitati vuol dire non poter esprimere fino in fondo la nostra fede e darne testimonianza perché ci viene impedito. Non siamo votati al martirio ma siamo sempre chiamati alla testimonianza

Bisogna essere pronti ad accogliere perfino il tradimento. Quante volte questo ci accade. Capita anche di essere traditi dalle persone vicine. Ed é proprio in questo frangente che la fede nel Signore, l’affidarsi trova sostegno.

Gesù però invita i suoi a non mollare mai, ad essere perseveranti, perché la costanza ci salva la vita dagli inganni, dalle persecuzioni. Perseveranti vuol dire essere resistenti, non lasciarci andare.

Chiediamo al Signore la forza della testimonianza e della perseveranza, ma anche il coraggio di resistere alle difficoltà, alle fragilità, ai problemi.

27/11/2018 – Martedi della 34ª Settimana del Tempo Ordinario

0

“In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».” (Luca 21,5-11).

Il Tempio di Gerusalemme é ornato di pietre belle e doni votivi, dice l’Evangelo di oggi. É una meraviglia osservare lo splendore di un luogo di culto che però non é luogo di preghiera vera. Le belle pietre e i doni votivi rappresentano l’autoreferenzialità dell’uomo, l’autoincensarsi delle proprie azioni umane.

In questo contesto si inserisce la profezia di Gesù che é drammatica: di tutto questo non resterà nulla. É impressionante questa affermazione di Gesù. Allora la gente chiede quando capiterà questo. La gente ha paura. Cosa si può e si potrà fare?

L’invito di Gesù é semplice: non essere creduloni ma essere pronti. Essere sentinelle preparate che attendono e non si lasciano prendere dagli eventi. La fede chiede la virtù della fortezza, della resistenza.

Chiediamo al Signore di non lasciarci andare, di credere nella venuta del Signore quale liberatore dai nostri mali. Perdonaci Signore nelle nostre debolezze.

26/11/2018 – Lunedì della 34ª Settimana del Tempo Ordinario

0

“In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».” (Luca 21,1-4).

L’Evangelo di oggi contiene un messaggio ed un insegnamento importante. Non é il tanto apparente che conta ma il poco inutile che non si vede. Solo due monetine che la povera vedova ha gettato nel tesoro del Tempio valgono molto di più di tutto quello che hanno gettato tutti gli altri ricchi.

La logica evangelica che Gesù ha insegnato é indirizzata verso altre vie. Quello che conta é che la vedova ha donato tutto quello che aveva per vivere. Questa donna ha dato la vita e l’ha donata al Signore. Ha riconosciuto che D-o merita di ricevere tutto quello che siamo e tutto quello che abbiamo. É la logica del dono che é il fondamento del rapporto con il Signore. E la vedova lo ha dimostrato.

Gesù chiede radicalità nel stabilire in relazione con il Signore. Non vuole riserve, né tanto meno farsi belli per esser ammirati. Il Signore ci chiedere di riconoscere la nostra povertà, la nostra finitezza, affinché possiamo vivere e sperimentare la logica del dono gratuito.

15/11/2018 – Cristo Re dell’Universo

0

“In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».” (Giovanni 18,33-37).

Rimaniamo sempre senza parole nell’ascoltare il confronto tra Pilato e Gesù. É un confronto che non é alla pari e che non indica una prospettiva se non nel giudizio di condanna rispetto alla predicazione di Gesù.

Gesù si é presentato ai suoi discepoli, alla gente, ai capi religiosi, ai farisei, alle autorità del tempo con un messaggio chiaro: ha dedicato il suo servizio annunciando e riconoscendo la presenza di un Padre, di un D-o di misericordia e di amore, un D-o amante della vita umana soprattutto della gente povera, bisognosa di aiuto.

La sua regalità non sta nell’essere ammirato, ma nel servire la vita umana, nel servire i bisogni umani della povera gente, della gente spesso senza speranza. Ha chiesto una conversione del cuore e ha richiamato ciascuno a dare testimonianza con la vita dell’Evangelo di misericordia.

A noi oggi é chiesto di essere testimoni veri, di riconoscere l’amore del Signore, di vivere nel quotidiano un cammino orientato alla vita che sa donarsi ai fratelli e alle sorelle. In questo possiamo esprimere la regalità!

24/11/2018 – Santi Martiri Vietnamiti

0

“D-o non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.” (Luca 20,27-40).

Il capitolo ventesimo dell’Evangelo di Luca racconta la difficile relazione tra Gesù e le autorità del Tempio di Gerusalemme. É uno scambio dove Gesù potremmo dire che usa il “fioretto” per prendere in contropiede gli scribi e i capi religiosi che gli chiedono ragioni della sua conoscenza delle Scritture.

Nel passo evangelico di oggi Gesù viene interrogato dai sadducei sulla questione della resurrezione. I Sadducei pongono al Maestro un interrogativo un po’ paradossale. É la storia di una donna che ha consecutivamente sposato sette fratelli che uno dopo l’altro muoiono senza lasciare eredi.

La questione che viene posta é del tutto incredibile. Dopo la resurrezione di chi sarà sposa? Gesù esprime una saggezza straordinaria. Nel regno, dopo la resurrezione, non ci saranno né mogli né mariti.

Ma la vera questione che Gesù pone é che il D-o dei nostri Padri é il D-o della vita. Il Buon D-o vuole esserci vicino perché ci ha donato la vita.

A noi compete di essere gente che sa donare vita a partire dalla concretezza della vita quotidiana.

23/11/2018 – Venerdi della 33ª Settimana del Tempo Ordinario

0

“Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.” (Luca 19,45-48).

Gesù scaccia i mercanti dal Tempio di Gerusalemme. Perché il Tempio é e deve restare un luogo di preghiera. Non si mercanteggia la fede. Non esistono scambi a prestazioni corrispettive.

Il Tempio é il luogo della preghiera, della meditazione, della predicazione. Gesù é osannato dalle folle ma sa che di lì a poco lo calunnieranno. Gli intrecci della vita sono questi. Sono incomprensibili quesì intrecci. La vita sembra una bilancia che pende ora a destra ora a sinistra. Siamo spessì legati al pessimismo.

In verità c’é una cosa che entusiasma di Gesù: la sua Parola. La Parola é Parola di vita. Ascoltiamola, interiorizziamola, caliamola nel nostro vivere quotidiano. Il Signore sarà sempre con noi, nonostante tutto.

22/11/2018 – Santa Cecilia

0

“In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.” (Luca 19,41-44).

Il pianto di Gesù davanti a Gerusalemme é l’espressione più umana che possiamo immaginare per quanto si é speso nell’annuncio, nel chiedere la conversione del cuore, nell’annunciare una buona notizia di un D-o, un Padre che usa amore e misericordia verso le sue creature. Il pianto di Gesù é il pianto di D-o perché anche D-o ha dei sentimenti, perché ama.

Nell’Evangelo di oggi, pur nel linguaggio profetico e apocalittico, ci sono due parole che motivano il pianto di Gesù guardando Gerusalemme. La non comprensione di che cosa porta il Signore: la pace. E il non riconoscere la presenza di D-o attraverso il suo Figlio.

C’é un velo di drammaticità e di tristezza in queste parole di Gesù perché Egli stesso riconosce un fallimento umano, una finitezza dell’umano che si manifesta nella incapacità di cogliere la profondità della presenza di D-o nella vita umana.

Per noi, il pianto di Gesù, é anche il nostro pianto per non essere capaci di aver dato tutto, per non essere stati capaci di aver amato di più e di essere stati riconosciuti in questo amore.

Che il Signore ci doni la forza comunque di amare e di donare sempre!

21/11/2018 – Presentazione della B.V. Maria

0

“Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.” (Luca 19,11-28).

Il racconto evangelico che la liturgia ci propone ha una chiara collocazione temporale: Gesù sta salendo verso Gerusalemme. É una salita che già delinea la conclusione della missione annunciata dal Maestro.

La parabola delle monete consegnate ai servi affinché le facciano fruttare ha un preambolo da non sottovalutare. L’uomo nobile di cui si parla deve essere fatto re in un paese lontano. Ma viene rifiutato. Al suo ritorno chiede conto ai suoi servi dell’amministrazione del denaro conferito. Aveva solo chiesto di far fruttare il denaro consegnato.

Ed ecco la risposta dei servi é positiva per due di loro e negativa da parte del terzo che viene condannato e gli viene tolta la moneta.

Il succo di questa parabola di Gesù é il tema della responsabilità. Una responsabilità vissuta nella vita quotidiana.

Ci domandiamo: ma noi siamo paurosi come quel servo che ha nascosto la moneta? Oppure vogliamo rischiare? Ebbene il Signore ci chiede la responsabilità di rischiare, perché altrimenti ci verrà tolto anche quel poco che abbiamo.

20/11/2018 – Martedi della 33ª Settimana del Tempo Ordinario

0

“Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.” (Luca 19,1-10).

La storia di Zaccheo é una storia di piccolezza, non solo per la statura di questo ricco pubblicano, ma anche perché Zaccheo si sente piccolo per tutta la vita che ha vissuto pensando solo ad accumulare ricchezza.

La storia di Zaccheo poi é un racconto dove tutti i verbi dell’Evangelo hanno un peso importante per la conversione e per la fede. Sono sufficienti quelli della citazione.

Gesù alza lo sguardo e si accorge che Zaccheo é arrampicato su un albero. Siamo a Gèrico una città importante dalla quale Gesù si sta avviando per andare a Gerusalemme.

Il guardare di Gesù é un guardare ammirato e forse sorpreso. Perché mai una persona deve salire in alto per vederlo, se non per farsi notare. Gesù con il suo sguardo attrae Zaccheo.

E poi i verbi che riguardano Zaccheo: scende dall’albero. É il contrario di alzarsi il verbo della resurrezione. C’é bisogno per Zaccheo di ridimensionare se stesso.

E quindi le azioni trasformatrici di Zaccheo: accogliere Gesù e gioire perché viene nella sua casa. Se ci pensiamo accogliere e gioire é il centro di uno spirito dedicato a riconoscere il Signore nella nostra vita e a dire grazie per i doni ricevuti.

Facciamo nostri questi verbi spirituali per crescere nella nostra fede e convertire la nostra vita.