30/12/2017 – Ottava di Natale

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“C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare D-o e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.” (Luca 2,36-40).
Una grande anziana, la profetessa Anna, accoglie al Tempio di Gerusalemme Maria, Giuseppe e Gesù. Luca ci consegna una descrizione precisa di questa donna dedita alla preghiera e al digiuno.
E questa profetessa loda il Signore incontrando Gesù bambino e sottolinea l’attesa del Messia per la redenzione di Gerusalemme. Ci consegna un messaggio importante: Gesù é il Messia che ci riscatta, che ci salva.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di cogliere la presenza del Signore per riscattarci dalla nostra condizione di fragilità, di incapacità di cogliere i segni della sua presenza nella nostra vita di tutti i giorni.
Prepariamoci dunque, in queste ultime ore dell’anno, a cogliere l’anno che verrà con maggiore forza interiore e con buoni propositi, orientati a riscattare la nostra vita e quella soprattutto degli ultimi di questo mondo.

29/12/2017 – Ottava di Natale

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“Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».” (Luca 2,22-35).
Simeone é un grande vecchio, un uomo di preghiera e un profeta, che alla vista di Un bambino Figlio di Maria e Giuseppe, accoglie nelle sue braccia il piccolo bambino Gesù.
Il cantico di Simeone, preghiera cristiana di compieta, rappresenta una lode di ringraziamento che inverte paradossalmente le prospettive: l’uomo prende in braccio D-o, il suo Figlio. Ovvero D-o, osiamo dire, si fa prendere in braccio da noi.
Chi é l’Altissimo per essere diventato così misericordioso da farsi prendere in braccio?
Tutto questo ci meraviglia, ci lascia senza parole!
Ma Simeone é un profeta sferzante per le parole che dice benedicendo Gesù e la sua famiglia. Questo bambino é qui per la caduta e la resurrezione d’Israele, é segno di contraddizione. Sono drammatiche queste parole ma sono altrettanto vere. Il Padre non ha inviato il Figlio per la gloria ma come segno di contraddizione. Questo ci dice il punto limite della presenza di D-o nella vita umana.
E se una spada trafigge Maria che sa accogliere D-o senza se e senza ma, così la lama della spada trafigge la nostra inconsistenza di credenti poco credibili.
Il Buon D-o ci vuole capaci di essere invece credenti credibili. Da questo dipende la sua presenza.

28/12/2017 – Santi Martiri Innocenti

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“I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».” (Matteo 2,13-18).

L’Evangelo di Matteo, nella liturgia di oggi che ricorda i santi innocenti, ci riporta alla cruda realtà della violenza umana senza senso e legata al dominio sull’altro per soddisfare non si sa poi quale smania di potere.
Giuseppe é ancora una volta protagonista silenzioso di questo racconto. Giuseppe sogna il pericolo per Gesù e fugge da Betlemme perché il re Erode, nella sua tragica follia, vuole uccidere Gesù. É un genocidio quello perpetrato da Erode.
Possiamo dare vari significati a questo racconto. Si mescolano la miseria umana ma anche la necessità di porvi rimedio.
E nello stesso tempo capiamo che il fuggire di Giuseppe con Maria e il piccolo Gesù, rappresenta il segno della precarietà umana. Gesù fin da piccolo sperimenta l’essere straniero, l’essere migrante. C’é quasi una sorta di collegamento tra l’emarginazione in Egitto e il futuro avvio della missione in Galilea, terra di confine, frontiera e periferia di ciò che non appartiene ad una comunità che sa non accogliere e che crea scarti.
Questo Evangelo ci intriga perché ci fa capire quanto facile sia emarginare la vita umana. Basta poco.
Ricordiamo oggi tutte le tragedie dettate dalla umana insipienza!

27/12/2017 – San Giovanni apostolo ed evangelista

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“Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.” (Giovanni 20,2-8).
Abbiamo trascorso solo tre giorni e la liturgia della Parola ci pone di fronte ad uno scatto improvviso. Siamo passati dalla gioia della nascita del Salvatore al martirio di Santo Stefano, agli eventi della Resurrezione di Gesù.
Eppure la Parola tiene legati questi tre eventi distinti da un unico filo rosso che é l’amore del Padre, la misericordia che supera ogni ostacolo.
Maria di Màgdala ha annunciato a Pietro e a Giovanni che hanno portato via il corpo di Gesù dal sepolcro. Corrono al sepolcro. Ma Giovanni corre più in fretta. Aspetta che arrivi Pietro. Cosa scoprono? I teli sono sul sepolcro ma il sudario é riposto in un luogo a parte. Il discepolo che Gesù amava, Giovanni, vide e credette. Pietro é attonito, non capisce che cosa é successo.
In questo Evangelo di Giovanni, discepolo ed evangelista, sono raccolti i segni del nostro credere in Gesù Cristo. Il Figlio del D-o vivente é la Luce, la Luce che illumina il nostro cammino di credenti. La Luce é l’amore che si manifesta nella nostra vita di credenti. Attraverso l’Amore che é Luce si manifesta il nostro essere figli, eredi di Gesù Cristo perché amati dall’Altissimo.
Sentiamoci amati ogni giorno!

26/12/2017 – Santo Stefano

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«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.» (Matteo 10,17-22).

Non abbiamo fatto in tempo a contemplare il Natale di Gesù che si fa bambino piccolo
E subito ci imbattiamo nell’Evangelo di oggi che non lascia scampo a mezze parole. É un passo evangelico che mette in allerta i discepoli che Gesù si é appena scelto.
Nella missione di annuncio della Parola l’esito non é mai scontato. E Gesù é chiaro con i suoi. La gente farà fatica a capire, molti si opporranno, altri saranno indifferenti. Il rischio sarà quello di dividersi, perfino all’interno delle stesse famiglie.
Non occorrerà prepararsi la difesa. Occorrerà essere perseveranti.
E allora non basta immergersi nel Natale come se fosse un giorno di semplice bontà. Il Natale ci provoca alla fedeltà e alla perseveranza per contemplare il D-o con noi in tutto simile a noi.

25/12/2017 – Santo Natale del Signore Gesú

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“Essi [i Pastori] furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».” (Luca 2,1-14).

Che cosa abbiamo atteso? Come pensavamo si presentasse a noi il Messia? Chi lo avrebbe riconosciuto?
Il mistero della nascita di Gesù, l’Unigenito, il Figlio amato dal Padre si é presentato alla luce del mondo senza fare clamore, da bambino. É nato nella precarietà di una stalla, quasi in un ripostiglio. Non ha fatto notizia il suo arrivo. É nato da forestiero non nella comodità della sua casa. É nato nella città dei suoi padri, della tribù di Davide.
É stato accolto dagli ultimi di Betlemme, dalla gente che viveva fuori dalla città e faceva un lavoro non entusiasmante. Eppure i pastori sono stati avvisati da un Angelo del Signore che li avvertiti di portare accoglienza ad un bimbo appena nato. Chissà se hanno capito veramente che era il Figlio di D-o, il Salvatore.
Oggi riconosciamo il bambino Gesù nel presepe all’interno delle nostre case. Lo riconosciamo piccolo, inerme, che piange come tutti i bambini del mondo. Lo accogliamo nei nostri cuori spesso affranti dalla fatica, dalla sofferenza, dalla fragilità, dalla solitudine. Lui, il Signore viene a portare consolazione, tenerezza, un pizzico di gioia e di sorpresa. Ci chiede di meravigliarci di quello che non ci aspettavamo. Non dei tanti doni ricevuti ma del dono che é Lui per noi. Egli, Gesù ci dona amore e misericordia. Ci aiuta a credere nell’impossibile. Ci chiede di volerci bene, di amarci, di gioire nonostante tutto. Facciamogli posto, ascoltiamo la sua voce, accogliamo la sua Luce.

24/12/2017 – IV Domenica di Avvento

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“Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.” (Luca 1,26-38).
Ascoltiamo, in questa 4ª Domenica di Avvento, l’annuncio della maternità di Maria da parte dell’Angelo Gabriele.
C’é una stretta relazione tra l’annuncio a Maria e l’annuncio a Zaccaria, sacerdote e padre di Giovanni Battista.
La diversità principale sta nel diverso modo di accogliere l’annuncio nella propria vita. Maria ascolta, domanda ed infine accoglie la preziosità di questo annuncio.
Colpiscono sempre le parole dell’Angelo: ‘Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.’ Sono parole che anticipano la resurrezione e che colmano totalmente il vuoto di una attesa, la nostra solitudine, perché sappiamo che il Buon D-o ci coprirà con la sua ombra.
A poche ore dalla nascita di Gesù che si fa bambino uno di noi, accogliamo la sorpresa di Maria come meraviglia di D-o.

23/12/2017 – Feria di Avvento

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“In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».” (Luca 1,57-66).
Giovanni é un dono di misericordia, questo é il significato biblico del nome che Elisabetta, contro ogni regola imposta dalla tradizione, indica all’unico suo figlio.
Basta solamente questo riferimento per farci capire quanto importante sia la nascita di Giovanni il precursore. Il D-o che si é fatto annuncio in Maria e in tutte le persone che l’hanno accompagnata, si manifesta preparando la strada, inviando un messaggero.
Non ci deve stupire dunque che il Natale di Gesù che si fa bambino sia preceduto dalla nascita di Giovanni perché, pur nel mistero, il Signore abita ogni giorno nella nostra vita preparando una via nuova. Ogni giorno prepara il terreno della sua presenza in noi.
É questa meraviglia che ci apre all’accoglienza e alla sorpresa di un D-o che si fa piccolo per aiutarci a convertire la nostra vita all’amore e alla misericordia. Nella cose piccole ed invisibile ai nostri occhi, si manifesta la potenza dell’Altissimo.
Nelle prossime ore viviamo questo senso di accoglienza della vita come segno stabile della misericordia del Signore.

22/12/2017 – Feria di Avvento

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“In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in D-o, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della, sua serva.” (Luca 1,46-55).
Tutte le Annunciazioni che abbiamo ascoltato in questa settimana della feria d’Avvento si riassumono nella bellissima preghiera del Magnificat. Maria sa interpretare il messaggio con quell’«eccomi» e con una preghiera entusiasmante e genuina, ricca di citazioni della Parola biblica che hanno fatto grande il Popolo d’Israele, nonostante le sue fragilità e le sue manchevolezze.
Il Magnificat rappresenta la sintesi concreta per riconoscere la presenza di D-o nella nostra storia umana. E la caratteristica che Maria mette in campo é l’umiltà. Perché l’umiltà ci fa capire il senso della piccolezza, il perché D-o si é fatto uno di noi, bambino.
Ma nella preghiera del Magnificat, Maria ha capito e dichiarato che D-o é Amore e Misericordia. Egli ama ciascuno di noi a partire da quelli che hanno meno degli altri. Sono incredibili le parole del Magnificat che citano un programma rivolto agli umili e agli affamati, rispetto a tutti gli altri: ricchi, potenti, superbi.
Queste ore che precedono il Natale del Signore ci donino la forza della fede nel Signore che si fa uno di noi.

21/12/2017 – Feria di Avvento

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“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.” (Luca 1,39-45).
É un incontro straordinario quello che ascoltiamo nell’Evangelo di oggi. Potremmo pensare ad una Annunciazione tutta al femminile, ad un incontro di grazia tra due donne che donano vita l’una all’altra.
In questo caso é Elisabetta l’Angelo custode di Maria. Perfino il bambino che é nel grembo sussulta e diventa annuncio.
Scopriamo che il Buon D-o si nasconde e si fa trovare là dove la vita cresce, là dove la vita è piccola, là dove il cuore umano accoglie.
Scopriamo questa nuova Annunciazione di Elisabetta a Maria dalla benedizione finale dello Spirito Santo che nella reciproca accoglienza unisce le vite attese.
Mancano ormai pochi giorni al Natale. Cerchiamo di cogliere nella respiro della vita che si incontra la gioia del Natale del Signore che si fa bambino.