23/05/2017 – 6ª Settimana di Pasqua

Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.

22/05/2017 – 6ª Settimana di Pasqua – S. Rita da Cascia

“In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.»” (Giovanni 15,26-16,4).
É tutta una preparazione quella che Gesù esprime attraverso le parole dell’Evangelo di Giovanni. Ci stiamo preparando alla Pentecoste, preceduta dall’Ascensione.
Lo Spirito Paràclito é segno della presenza del Padre e del Figlio, perché é il Consolatore. Ma il Paràclito é molto di più: é l’invocato, il pregato, il chiamato nella nostra vita di fede.
Con lo Spirito che ci viene effuso dal Padre, Gesù ci dice che la sua testimonianza sarà efficace sin dal principio. Il Figlio é espressione dell’unicità di D-o proprio attraverso lo Spirito. In questo grande mistero si colloca la testimonianza di ciascuno di noi, perché anche noi attraverso lo Spirito troviamo la forza di testimoniare la presenza di D-o nella nostra vita.
Dobbiamo prepararci a vivere la nostra fede sapendo che non sarà facile testimoniare la presenza di D-o. Saremo incompresi ma fieri dell’essere figli dell’Unico Signore.

21/05/2017 – 6ª Domenica di Pasqua

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.” (Giovanni 14,15-21).
L’Evangelo di Giovanni di questa 6ª Domenica di Pasqua possiamo comprenderlo meditando, in parallelo, le parole della 1ª Lettera di Pietro: “adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.”
Hanno senso le parole dell’Evangelo di Giovanni se noi, con dolcezza e rispetto, diamo ragione della nostra fede e continuiamo a viverla con costanza nella nostra quotidianità.
Gesù, infatti, ci invita a osservare i suoi comandamenti. E il primo di questi comandamenti é quello di amare lui e attraverso di lui amare il Padre.
Nello stretto legame tra Padre e Figlio si costruisce una vita di fede che ci aiuta ad affrontare le gioie e i dolori della vita sapendo che ci sentiamo accompagnati, non siamo soli.
É lo Spirito della verità, l’altro Paraclito, il consolatore, che anima la nostra esistenza umana di fede.
Lo Spirito di verità che penetra la nostra vita ci fa rimanere fedeli alla vita che ci é stata donata per amore e con amore gratuito. Non abbiamo più bisogno di vedere e di toccare perché lo Spirito é vita, é via, é verità.
Attraverso la forza dello Spirito possiamo superare ciò che ci manca, le persone che non vediamo più, anche i legami più intensi.
Voglia il Signore della vita farci scoprire ogni giorno lo Spirito consolatore.

20/05/2017 – 5ª Settimana di Pasqua

“Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.” (Giovanni 15,18-21).
Siamo stati scelti dal mondo, ma non siamo del mondo. Così leggiamo nell’Evangelo di Giovanni che la liturgia di oggi ci propone. Ma il brano evangelico inizia con una affermazione che é distruttiva: il mondo vi odia.
Il mondo odia coloro che credono e vivono l’amore: questo é il paradosso, proprio perché siamo stati scelti dal mondo.
Gesù annuncia ai suoi discepoli la linea di demarcazione della scelta di credere e vivere l’amore nella vita umana: il rischio é essere perseguitati. E tutto a causa del suo nome. Quasi a dirci ancora una volta che é la non conoscenza la vera questione per un credente.
É proprio vero quando non si conosce o si presume di conoscere sorgono sempre pregiudizi che talvolta portano al disprezzo e all’odio.
La luce della Pasqua di resurrezione dovrebbe sfondare le tenebre dell’odio. Noi abbiamo l’opportunità di vivere di questa luce, riconoscendo che Gesù é il nostro punto di riferimento.

19/05/2017 – 5ª Settimana di Pasqua

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone.” (Giovanni 15,12-17).
Qual é il segreto della vita? Gesù ci indica il percorso, la strada per rispondere a questa domanda. Il comandamento che riassume tutti i comandamenti, l’essenza stessa del messaggio evangelico, é amarci gli uni gli altri come Gesù ha fatto per noi.
Quando si dona la propria vita per gli altri si scopre il valore stesso della vita e il segreto della vita stessa. In questa essenzialità D-o é presente e si manifesta con la forza creatrice che non ha eguali nella vita umana. L’uomo potrà scoprire le cose più insondabili dell’esistenza umana, ma l’amore é l’unica forza generatrice di vita.
Gesù ci spiega inoltre che nell’amore, nel dono, cambiano i nostri ruoli. Non siamo più servi, in una condizione di sottomissione, ma diventiamo amici, cioè persone libere, perché l’amicizia tra di noi, l’amicizia con D-o é un dono di libertà.
Nel brano evangelico di Giovanni di oggi però comprendiamo un altro aspetto fondamentale per la nostra fede: non voi avete scelto me ma io ho scelto voi. L’amore oblativo, gratuito, senza pretese di contraccambio, viene dall’Altissimo. É il Buon D-o che ritirandosi ha fatto spazio alla umanità, a noi uomini e donne.
É questo il mistero più grande che non riusciremo a sondare se non attraverso l’amore gratuito.

18/05/2017 – 5ª Settimana di Pasqua

“In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».” (Giovanni 15,9-11).
In queste poche righe dell’Evangelo di Giovanni, Gesù ribadisce il significato del rimanere in Lui ed il senso della sua presenza.
Tutto ha origine dall’amore del Padre, dell’Altissimo, che sin dalla Creazione ha aperto ai noi la possibilità di essere amati. Gesù ci dice che nell’amore del Padre trae origine tutta la missione, tutta la resurrezione.
Essere amati e amare sono le parole chiavi per capire il senso della nostra vita.
I comandamenti vengono osservati per dare senso alla nostra vita, ad una vita che è circondata dall’amore di D-o.
E se questo ancora non bastasse a farci capire il senso del nostro vivere, Gesù ci ricorda che l’amore é per la gioia e non per la tristezza. Non una gioia passeggera, ma una gioia piena.
La ricerca quotidiana d’amore D-o, il prossimo e la Creazione, dà senso ad ogni nostra azione. Non ci resta che passare dalle parole ai fatti.

17/05/2017 – 5ª Settimana di Pasqua

“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.” (Giovanni 15,1-8).
La suggestiva immagine dell’agricoltore che coltiva con pazienza e tenacia la vite, ci fa cogliere un aspetto importante che Gesù ha voluto attuare nella sua missione. La questione di fondo é che bisogna essere ben radicati. Per essere radicati bisogna avere solidi punti di riferimento.
E questo lo capiamo perché per ben sette volte nell’Evangelo viene sottolineato il verbo rimanere. Per essendo pronti alla missione di annuncio della lieta notizia, il Signore ci invita appunto a rimanere saldi e convinti nella propria fede e nella vita comunitaria.
Rimanere significa restare dentro ai problemi, alle situazioni difficili, con un punto di riferimento sicuro: il Cristo Risorto.
Il rimanere poi ci aiuta a capire un altro aspetto qualificante. Se si rimane nel Signore i frutti prima o poi maturano e maturano in abbondanza.
Convinciamoci che restare nel Signore significa poi diventare suoi testimoni. Anche noi diventiamo risorti dalle fatiche di questo tempo molto spesso senza punti di riferimento e senza speranza.

16/05/2017 – 5ª Settimana di Pasqua

“Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco.” (Giovanni 14,27-31).
Ci sono due grandi lasciti che Gesù ha conferito ai suoi discepoli: l’amore e la pace. Nelle parole dell’Evangelo che la liturgia ci offre oggi noi scopriamo i lasciti di Gesù e le parole chiave attraverso le quali fondare ogni nostra azione personale e comunitaria.
Che significato ha per noi l’amore che Gesù ci ha indicato come via per vivere e costruire un mondo orientato verso il bene? L’amore é una parola spesso abusata. Continuamente registriamo l’egoismo interiore che fa parte della natura umana e che impera nel nostro agire.
É una grande battaglia quotidiana quella di far trionfare l’amore in tutte le dimensioni di vita. E l’amore non é solo un simbolo. L’amore che Gesù ci ha mostrato e ci ha chiesto é l’amore concreto, fattivo.
Che valore ha, d’altro canto, la pace nella nostra quotidianità? Dobbiamo riprendere il concetto ebraico per capire il significato e applicarlo alla nostra vita. La pace é la ricerca di una vita interiore che ci rende umani e orientati al bene. Nello stesso tempo pace significa rendere unitaria la vita. Il nostro linguaggio e il nostro vivere sia “si sì no no”.
Questo periodo pasquale ci aiuti a far risorgere in n

15/05/2017 – 5ª Settimana di Pasqua

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».” (Giovanni 14,21-26).
L’Evangelo di Giovanni ci instilla, in questo periodo pasquale, gocce quotidiane di saggezza. Oggi ne abbiamo la riprova.
Gesù fa capire ai suoi discepoli l’essenziale della vita. Che cosa é importante davvero nella nostra amicizia con D-o? É l’ascolto della sua Parola, é l’amore che nasce dalle Beatitudini, é la vita fraterna che si sperimenta nel vivere la comunità.
Questo é l’essenziale della fede. La vita di fede é concretezza. Gesù spiega questo a Giuda (non l’Iscariota) e ai discepoli per far capire che la sua manifestazione non avviene con i proclami ma nella vita concreta. É nelle piccole cose che trova dimora la presenza di D-o.
La bellezza dell’Evangelo di oggi é anche data dal fatto che c’è una consequenzialità nella relazione di fede. Noi seguiamo i comandamenti di Gesù. Gesù si manifesta al Padre. E nella comunione dimora la presenza dello Spirito Paraclito.
Che il Signore ci doni la forza di seguire la sua Parola che é fonte dell’amore vero da vivere nella nostra concreta quotidianità!

14/05/2017 – 5ª Domenica di Pasqua

“Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».” (Giovanni 14,1-12).
Ci addentriamo ancora nel capitolo 14º dell’Evangelo di Giovanni che già nella scorsa settimana ci é stato offerto dalla liturgia.
Rimaniamo ancora colpiti da questa frase così forte, io sono nel Padre e il Padre é in me, che Gesù ha detto ai suoi discepoli per spiegare lo stretto legame tra il Padre e il Figlio. Tommaso e Filippo sono gli artefici di un dialogo intenso e stimolante con Gesù.
Gesù spiega in modo incomparabile chi é, quale identità gli appartiene, indicando la via, la verità e la vita come traduzione pratica della sua presenza.
Gesù é la strada, il percorso, il sentiero per scoprire il senso delle cose ultime, la verità su di noi, e il significato esistenziale di questa vita.
É molto interessante collegare il brano di Giovanni con il passo della 1ª Lettera di Pietro (2,4-9), dove Pietro, primogenito della Chiesa, spiega che cosa vuol dire essere pietre vive. C’é quasi un collegamento fisico tra la strada e l’essere pietre vive. Pietro ci spiega che Gesù é pietra angolare. Noi dobbiamo essere a nostra volta pietra angolare, pietra che sopporta il peso della tenuta dell’intera struttura.
In questo senso scopriamo il grande valore del compiere le opere per riconoscere la presenza del Padre nella nostra vita.
Essere strada, essere pietre vive, essere pietre angolari é la responsabilità del credente e il significato di riconoscere la presenza di D-o, del Padre, nella nostra storia umana.