17/10/2019 – S. Ignazio di Antiochia

“In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.” (Luca 11,47-52).

Il “Guai a voi” di oggi é decisamente duro. Potremmo quasi dire che è una severa reprimenda di Gesù rivolta alle autorità religiose ma anche a tutta una generazione di credenti.

Gesù ha chiesto una precisa conversione del cuore. Al contrario la gente vuole avere segni e le autorità religiose contestano Gesù per il mancato rispetto di alcuni precetti.

Gesù mette a nudo le contraddizioni che vengono espresse da questa generazione.

Gesù smaschera una prima contraddizione. É troppo facile  costruire sepolcri alla memoria per ricordare chi è stato profeta e poi scordarsi del loro insegnamento. Alla fine i profeti rimangono degli incompresi oltre che essere stati uccisi.

Una seconda contraddizione riguarda il fatto di togliere la chiave della conoscenza alle persone. Questo è un male gravissimo perché significa togliere speranza e prospettive ad una fede più convinta a chi viene dopo di noi.

Gesù é poi lapidario: questa generazione risponderà dei suoi misfatti. C’è un peccato “generazionale” in queste parole del Maestro. Questa generazione é responsabile della cecità perché non è in grado di capire il senso della presenza del D-o della misericordia.

La storia comunque si ripete il peccato generazionale l’abbiamo commesso anche noi oggi. Abbiamo sperperato risorse a danno delle generazioni di tanti giovani. Dovremmo seriamente interrogarci più che difendere le nostre posizioni. Abbiamo bisogno di convertire la nostra vita.

A partire da queste considerazioni capiamo perché i farisei e gli scribi hanno condannato Gesù. É meglio togliersi l’impiccio piuttosto che cambiare vita!

16/10/2019 – Mercoledì della 28ª Settimana del Tempo Ordinario

“Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».” (Luca 11,42-46).

Il contrasto fra i farisei e Gesù è ormai un dato di fatto. Gesù sta progressivamente evidenziando le contraddizioni e le incapacità dei farisei e delle autorità religiose di convertire il loro comportamento interiore.

Ed anche oggi l’Evangelo di Luca ci illustra gli anatemi rivolti ai farisei e a un dottore della Legge. “Guai a voi … “ è una espressione che non lascia spazio a fraintendimenti.

Gesù contesta quattro comportamenti: praticare l’ingiustizia, ambire alla notorietà, sentirsi privilegiati e usare il potere scaricando i pesi sugli altri.

Sarebbe un errore pensare che questi comportamenti sono legati a coloro che al tempo di Gesù avevano il potere. Ahi noi, sono tutti temi che riguardano la vita di oggi.

Quante volte siamo ingiusti … quante volte ci piace essere considerati importanti … quante volte ci sentiamo indispensabili … quante volte scarichiamo sugli altri i nostri problemi …

Gesù ci invita a non sottovalutare queste tentazioni perché ci allontanano dal Signore e ci rendono impermeabili al cambiamento.

15/10/2019 – S. Teresa d’Avila

“In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.” (Luca 11,37-41).

“Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra”: é questo l’insegnamento di Gesù che sintetizza l’impegno del credente e la testimonianza di fedeltà al Signore. Queste parole le troviamo qualche versetto prima dell’Evangelo di oggi.

È in questo contesto che Gesù viene invitato da un fariseo a pranzo,  il quale si stupisce perché il Maestro non compie le abluzioni rituali così come previsto dai precetti e dalla Legge mosaica.

Gesù senza mezzi termini denuncia una contraddizione di fondo. Non è sufficiente rispettare le ritualità legate alla esteriorità e poi dentro il proprio cuore avere avidità e cattiveria.

In questo modo si dà una contro testimonianza. Noi traduciamo questo fatto con una battuta: predicare bene e razzolare male!

Il Buon D-o non ha fatto distinzione tra interno ed esterno. Ha dato unità alla vita. Gesù suggerisce al suo interlocutore la strada per superare le impurità: l’unica strada è dare in elemosina quello che c’è dentro.

É una provocazione intrigante quella di Gesù. Certamente è rivolta ai farisei. In verità è dedicata a noi ogni volta che mettiamo le maschere sul nostro volto e siamo solo capaci di giudicare ciò che appare e non quello che è nella profondità del nostro cuore.

14/10/2019 – S. Callisto

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.” (Luca 11,29-32).

La folla si accalca attorno a Gesù per curiosità. Ha la pretesa di vedere prodigi e non di ascoltare la Parola.

Gesù lancia una sfida: questa generazione troverà un unico segno, quello che fu il segno di Giona per gli abitati di Ninive.

La questione di fondo che Gesù pone all’attenzione di chi lo sta seguendo è la conversione.

Il fatto paradossale è che gli abitanti di Nìnive, nonostante i loro peccati, alla predicazione di Giona si sono convertiti. E così pure la Regina del Sud, venuta da lontano, ha riconosciuto la presenza del Signore.

La sfida è quindi riconoscere la nostra povertà, il nostro bisogno di luce, la necessità di convertire il nostro cuore. Questo è quello che ci chiede il Signore e non segni e automatismi. Il Buon D-o non si presta ad erogare guarigioni.

L’Evangelo di oggi ci pone di fronte alla capacità di riconoscere il Signore al di là dei risultati immediati . E la forza della preghiera e della fede stanno in questo cammino di umiltà che deve accompagnare tutta la nostra esistenza.

13/10/2019 – 28ª Domenica del Tempo Ordinario

“Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».” (Luca 17,11-19).

L’Evangelo di Luca è l’unico che narra lo storia dei dieci lebbrosi purificati. E non è un caso. Il motivo è legato ancora una volta a dare senso ad un cammino di conversione.

I dieci lebbrosi si fidano di Gesù che li manda dai sacerdoti perché purificati. In verità quando partono non sono guariti. È nel corso di viaggio che vengono sanati. Gesù ha chiesto davvero un atto di fede vero e profondo.

Questa vicenda spiega una volta per tutte che la fede non dipende dal Signore, ma dalla nostra volontà di credere al di là di tutto.

Tuttavia l’Evangelo racconta un fatto ancora più eclatante. Chi torna in indietro a ringraziare è un Samaritano. Gli altri sono andati dai sacerdoti al Tempio  a presentarsi, ma il Samaritano non ha un Tempio dove pregare. Per questo ringrazia Gesù, che è il Tempio della vita vissuta con fiducia.

Gesù quindi non sana il Samaritano ma lo salva per la sua fede. E si chiede come mai solo uno straniero sia venuto a lodare il Signore.

L’Evangelo provoca la nostra coscienza di credenti. Ci chiede di camminare, di testimoniare la fede e di rendere lode al Buon D-o per il dono ricevuto.

12/10/2019 – Sabato della 27ª Settimana del Tempo Ordinario

“In quel tempo, mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».

Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di D-o e la osservano!».” (Luca 11,27-28).

Quale è la condizione che ci lega al Signore? Certamente è il dono della vita che ci introduce nel mistero di D-o. Gesù però introduce un nuovo modo generativo. Oggi diventa grembo di D-o l’ascolto della sua Parola e il metterla in pratica.

La vita é il mistero che anima il nostro esistere da quando prende forma sino a quando si fa ascolto di ciò che il Buon D-o ci dona attraverso la Parola.

A noi è richiesto di generare ogni giorno vita proprio attraverso la Parola vissuta  per tessere trame di bene, di amore e di misericordia.

L’Evangelo di oggi rende esplicito il fatto che è la donna che trasmette vita e che giustifica l’essere eredi. Solo la donna che accoglie sa ascoltare la vita, nel suo grembo, che cresce e si trasforma. Noi possiamo imitare questo ascolto, attraverso la preghiera costante che ci fa sentire presente il Signore.

11/10/2019 – S. Giovanni XXIII

“Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde.” (Luca 11,15-26).

L’Evangelo che oggi ascoltiamo racconta lo stupore della gente dopo che Gesù ha liberato un uomo da un demonio muto. A seguito di questo evento l’uomo guarito ha iniziato a parlare.

Alcune persone dubitano e sostengono che Gesù libera in nome di Beelzebùl, considerato il dio delle mosche. Gesù conosce i pensieri di questa gente. Egli fa presente che questo demonio é venuto per dividere. Il suo potere si insinua continuamente nella vita umana.

Gesù ribadisce che il suo compito é liberare con il “dito di D-o”, cioè far tacere definitivamente la presenza di ciò che divide. Per questo bisogna essere ben attrezzati, sapendo che questo demonio ritorna e qualche volta il suo agire è pervasivo, ammaglia, trova spazio senza che ce ne accorgiamo.

La sintesi evangelica, “chi non è con me è contro di me”, ci fa capire che non ci sono mezze misure nella relazione con Il Signore.

É per questo che Gesù ha insegnato ai discepoli a pregare. La preghiera ci aiuta ad uscire dal pericolo delle tentazioni. Li Beelzebùl ha gioco facile.

Chiediamo al Signore di aiutarci in questo cammino che è la nostra vita a fuggire dalle tentazioni con la preghiera.

10/10/2019 – S. Daniele Comboni

“Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.” (Luca 11,5-13).

Gesù ha insegnato ai suoi discepoli la preghiera del Padre Nostro, una preghiera aperta alle due dimensioni della vita: quella verticale e quella orizzontale. Cielo e terra trovano nel Padre Nostro unità.

Nell’Evangelo di oggi Gesù spiega ai suoi discepoli, attraverso una parabola, che la preghiera é anche richiesta, é ricerca, é insistenza.

L’insistenza verso il vicino amico nel richiedere aiuto trova risposta. Questo dà modo a Gesù di sottolineare che la preghiera supera l’impossibile e l’inutilità perché trova sempre risposte, anche se siamo cattivi e incapaci di fare del bene.

Nell’Evangelo scopriamo anche una novità: la preghiera ci trasforma. La preghiera ci trasforma perché è relazione che cambia la nostra umanità. Gesù ci dice anche che se sappiamo dare cose buone alle richieste dei nostri figli, tanto più il Padre ci donerà lo Spirito.

È straordinario pensare che lo Spirito anima le nostre richieste, le nostre insistenze, in fondo la nostra fiducia.

09/10/2019 – Mercoledì della 27ª Settimana del Tempo Ordinario

“Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione».” (Luca 11,1-4).

Anche noi potremmo chiedere al Signore ogni giorno di insegnarci a pregare! La richiesta che i discepoli fanno a Gesù é un semplice modo per riconsiderare la loro incapacità di trovare le parole giuste per riconoscere la presenza di D-o nella loro vita.

L’ascolto è il primo modo di pregare. Gesù però insegna ai suoi discepoli di pregare insieme. Il Padre Nostro è una preghiera di fede condivisa. Ed è preghiera di coloro che vivono la sequela al Signore.

La versione di Luca é più stringata di quella di Matteo. Mette in luce le due dimensioni delle relazione con il Padre: quella divina e quella umana.

Gesù compone il Padre Nostro attingendo alla Scrittura antica, alla Torah. Ci sono due richieste rivolte al Padre: riconoscere che il suo nome é santo e che la sua presenza si diffonda nel cuore di ogni vita umana.

La seconda parte del Padre Nostro è dedicata alla nostra vita. Chiediamo al Padre il pane di vita, il perdono dei nostri peccati e la capacità di perdonare, il dono di non abbandonarci alle attrazioni che ci distolgono dalla nostra fede nel Signore.

Il Signore ci doni ogni giorno la forza di vivere questa preghiera!

08/10/2019 – Martedì della 27ª Settimana del Tempo Ordinario

“Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».” (Luca 10,38-42).

Marta e Maria: due donne incontrano Gesù che é in cammino verso Gerusalemme.

Marta é accogliente ma si lamenta con Gesù perché Maria ascolta e non si dà da fare per svolgere i servizi di ospitalità.

Gesù con tenerezza fa presente a Marta che sono importanti i servizi che sta svolgendo ma che Maria ha scelto la parte migliore, cioè ascoltare la sua Parola.

Sembrerebbe tutto semplice. In realtà questo racconto evangelico ci mette di fronte ad una serie di interrogativi. Perché Marta si lamenta? Perché Maria non si dà fare? In fondo sia Marta che Maria sono accoglienti, aprono la loro casa con gioia perché sanno bene chi è Gesù.

Gesù vuole solamente far presente che la Parola è il centro della vita del credente. Nello stesso tempo Gesù riconosce che l’accoglienza richiede la capacità di servire.

Ospitalità, servizio e ascolto sono le tre parole chiave dell’Evangelo di oggi. Ma l’ascolto ci dà lo slancio alla contemplazione della presenza del Signore nella nostra vita.