“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.” (Luca 13,1-9).
In Israele la gente ha una idea strana di D-o: pensano ad un D-o che castiga per i peccati degli uomini. E noi oggi ci chiediamo é D-o responsabile degli abomini umani e degli accadimenti della Natura?
In questo contesto va letta la domanda di taluni riguardo all’uccisione di un gruppo di Galilei da parte di Pilato senza una apparente giustificazione.
La domanda che viene posta a Gesù é questa: perché questi Galilei che non avevano fatto nulla di male vengono uccisi? Vengono uccisi per i loro peccati?
Gesù riprende a questo interrogativo ricordando anche i morti uccisi sotto la Torre di Siloe. Che colpa avevano? É imputabile ai loro peccati questo fatto?
Ebbene Gesù risponde facendo presente che D-o non è un castigatore. Semmai bisogna capire qual è la responsabilità umana. É in ogni caso occorre una conversione vera per accogliere la presenza di un D-o che é misericordioso.
Gesù porta all’attenzione una parabola che rende ancora più chiaro il fatto che l’unica cosa chiesta a chi crede é quella di convertirsi, giorno per giorno. D-o sa avere pazienza rispetto ai nostri peccati e alle nostre fragilità.
L’albero di fichi non porta frutto. Sarebbe giusto tagliarlo dice il padrone ma il vignaiolo chiede al padrone di aspettare e fare un ultimo tentativo.
Il Signore da sempre una possibilità in più non condanna mai. É un D-o misericordioso e non legalista e castigatore!
27/10/2019 – 30ª Domenica del Tempo Ordinario
“Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O D-o, abbi pietà di me peccatore”.” (Luca 18,9-14).
L’Evangelo di questa domenica ci pone di fronte a due differenti modi di essere credenti.
Da un lato il fariseo che prega al tempio. Egli si considera giusto, perche si comporta secondo le regole, perché compie tutta una serie di cose dove al centro c’è solo la sua persona. Il fariseo si dimostra autoreferenziale, basta a se stesso. E in più disprezza il pubblicano che ha a fianco.
Dall’altro lato abbiamo appunto un pubblicano, esattore delle tasse, che non fa nulla. Si batte il petto e non alza nemmeno gli occhi perché sa di essere un peccatore. Si rivolge a D-o e chiede misericordia. Riconosce D-o e chiede pietà e comprensione per quello che è. Non fa nulla per il Signore, lo invoca solamente.
La conclusione dell’Evangelo è inequivocabile. Afferma Gesù: chi si esalta sarà mortificato e chi si umilia sarà esaltato. Non c’è scampo per il fariseo perché fa cose inutili, mentre il pubblicano riconosce la sua pochezza.
Per noi oggi l’Evangelo é un banco di prova per essere umili e costruire bene per gli altri e non per lodare noi stessi. Le intime presunzioni fanno parte di coloro che bastano a se stessi.