27/12/2018 – III Giorno dell’Ottava di Natale – S. Giovanni apostolo ed evangelista

Giovanni 21, 19c-24

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Pietro: «Seguimi». Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera.

Dopo tante parole ascoltate in questi giorni di festa, un breve pensiero di Benedetto XVI ci vuole accompagnare nella festa liturgica di San Giovanni Apostolo ed Evangelista. La parola chiave che si vuole sottolineare nel brano odierno è «seguimi».
«Il Signore desidera fare di ciascuno di noi un discepolo che vive una personale amicizia con Lui. Per realizzare questo non basta seguirlo e ascoltarlo esteriormente; bisogna anche vivere con Lui e come Lui. Ciò è possibile soltanto nel contesto di un rapporto di grande familiarità, pervaso dal calore di una totale fiducia».

Impariamo in questi giorni di festa a custodire la gioia del Natale per seguire Gesù tutti i giorni.

26/12/2018 – II Giorno dell’Ottava di Natale – S. Stefano

MT 17, 24-27

“Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: “Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?”. Rispose: “Sì”. Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: “Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?”. Rispose: “Dagli estranei”. E Gesù: “Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”.

La parola di oggi ci invita a riflettere sulla nostra relazione con Dio.
Gli esattori chiedono a Pietro il tributo per Gesù perché non gli riconoscono la regalità e il suo essere figlio di Dio. E’ un po’ come chiedere al figlio del re di pagare la tassa del regno: da quando devo pagare per stare in casa mia? Anzi, chi ha potere su questa terra non solo non paga nel proprio “regno”, ma tante volte finisce perfino per non pagare neanche al di fuori del regno, di abusare del suo potere e far ricadere sui “sudditi” le sue spese.
Quanti scandali a riguardo, quante situazioni di spese per cene private con soldi pubblici.
Gesù, come sempre, supera i limiti umani e risponde con abbondanza, con la moneta più preziosa che gli viene consegnata direttamente da Dio, per sé e per Pietro.
Chi ricopre incarichi di potere, nella chiesa e nel mondo, deve continuamente vigilare perché non sia tentato da privilegi e favoritismi, ma tutto il suo agire sia a servizio per gli altri.
Come vivo la relazione con Dio, da figlio o estraneo? Ci sono situazioni in cui approfitto della mia posizione per avere privilegi, nella chiesa e in altri ambiti di vita?

25/12/2018 – Natale del Signore

“In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.
Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a
farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì
in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia
di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in
quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. (Lc 2, 1-14)

NON TEMETE! ecco vi annuncio una grande gioia! è nato per noi il Salvatore.
Possiamo immergerci nella scena del Natale, immaginando di essere i pastori, i primi che hanno ricevuto l’annuncio della nascita di Gesù. I Pastori erano persone povere, senza casa, nomadi, ai margini della società, esclusi anche dalla vita religiosa perché con la loro vita non potevano praticare il culto. È notte, dormono all’aperto e vegliano, chiamati a custodire il gregge: sono il simbolo di chi, non avendo sicurezze, si sa affidare.
Dio si rivela ai piccoli.
Ecco l’annuncio dell’Angelo…C’è una grande Gioia per noi! La salvezza è anche per me! la Gioia e la pace sono anche per me.

Il segno è piccolo una mangiatoia, una luce, un vagito. Sempre alla ricerca di grandi segni, perdiamo quelli piccoli. I pastori si mettono in cammino attratti da quella luce che diventa sempre più forte. Ognuno porta con se qualcosa, un po’ di lana, di latte, qualche coperta.

“Diede alla luce un figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”.
Arriviamo davanti alla Mangiatoia, un luogo dove riposano e mangiano gli animali. Già con la nascita ci ricorda il progetto del Padre: farsi pane, farsi cibo per noi. E non poteva che nascere a Betlemme – che significa “casa del pane”.
Dall’annuncio nasce la testimonianza, il saper raccontare quello che hanno sperimentato.

OGGI nasce per noi il Salvatore, oggi nasce in me!

Vieni Signore Gesù, vieni nel mio cuore, c’è spazio per te! Vieni Signore Gesù, aiutaci a diventare anche noi pane spezzato per altri. Vieni illumina le nostre notti e colmaci di Gioia.
Buon Natale.

24/12/2018 – VIi Feria Prenatalizia dell’Accolto

Rendendo grazie per il commento ricco e fresco ad opera dei giovani di AC in Avvento, da oggi riprende il commento ad opera degli adulti ambrosiani.

Matteo 1, 18-25

“Così fu generato il Signore Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: / «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: / a lui sarà dato il nome di Emmanuele, / che significa Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.”

Quante vigilie di Natale abbiamo vissuto e quante volte abbiamo ascoltato questo brano! Il rischio è l’assuefazione, che non ci fa scoprire la novità della Parola di Dio che è sempre nuova e creativa perché viva!

Oggi le parole illuminanti per me sono tre; la prima: Giuseppe, carpentiere palestinese, iconograficamente rappresentato come un vecchierello ( “sfigato” secondo la mentalità di oggi…), che invece è un uomo virile, umanissimo e sognatore, definito ” Giusto”, che ha il coraggio di andare contro la legge del suo tempo per amore della sua Maria. La sua paternità non è stata di sangue, ma l’ha pienamente vissuta con Gesù, trasmettendogliela nella educazione che gli ha dato con Maria.

Seconda parola: ” Non temere!” C’è sempre un angelo nella vita che si affianca a noi e ci sostiene, come ha fatto con San Giuseppe che, dopo averlo visto in sogno, riprende in mano la sua vita e la affronta con la forza di un leone e la dolcezza di uno sposo.

Terza parola: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo”. Quando uno sa di non essere solo, anche se non comprende fino in fondo i segni che la vita gli dà, decide e intraprende la strada della fiducia in Dio e, unito a Lui, trova la forza di attraversare ogni condizione, con pazienza e mitezza, come San Giuseppe.

“Qualunque grazia si domanda a San Giuseppe, verrà certamente concessa; chi vuol credere faccia la prova, affinché si persuada”. (S. Teresa d’Avila)

23/12/2018 – VI Domenica di Avvento – Incarnazione

“Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine»”. (Lc 1,26-38)

In questa ultima domenica di Avvento la Parola di Dio che ci viene offerta ci dice “gioia”. L’annuncio sbalorditivo e inaspettato dell’angelo a Maria inizia con “rallegrati”! chi è visitato dal Signore riceve la gioia dalla sua presenza! Dio è con lei! Anche nei momenti meno felici della sua esistenza a fianco a Gesù…la gioia non viene meno, come nelle nozze di Cana, a cui Maria era presente e in cui ha visto la gioia portata dal vino nuovo di Gesù. Maria “ha trovato grazia presso Dio”, ha trovato la fonte e il motivo della sua gioia nell’Amore del suo Dio e l’ha subito condiviso con noi uomini, non si è tenuta gelosamente suo figlio per sé. Maria ha accolto l’annuncio dell’angelo, ha accolto Dio nella sua vita, ha accettato di diventare Madre del Salvatore.

“Nulla è impossibile a Dio”: queste parole ci siano fisse nel cuore in questi ultimi giorni di attesa per la nascita di Gesù, che ancora una volta viene e bussa al nostro cuore, chiedendo di farlo entrare nella nostra casa, nelle nostre relazioni….. e possa cambiare il nostro cuore!

“Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere. E il Dio della pace sarà con voi!” (Filippesi 4,4): sia l’augurio vero e la preghiera per oggi e per ogni giorno!

22/12/2018 – VI Feria Prenatalizia dell’Accolto

Luca 2, 1-5

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

Commento:

L’imperatore Cesare Augusto ordina un censimento e anche Giuseppe e Maria si uniscono a questa gigantesca conta. Il brano odierno sembra apparentemente volerci dare solo una connotazione di carattere storico per collocare temporalmente la nascita di Gesù; in realtà l’evangelista Luca vuol porre l’attenzione sul fatto che Gesù viene in un mondo impegnato a contare i propri possedimenti e che è talmente impegnato a pensare a sé stesso da non accorgersi della venuta di Dio.

Ecco Gesù viene proprio in un momento di affanno per l’uomo, potremmo paragonarlo a una giornata di scadenze al lavoro o al giorno di studio prima di un grosso esame, ma Dio vuole venire nella nostra storia, Dio vuole abitare la nostra quotidianità.

Domande:

Riusciamo a lasciare spazio a Dio o siamo troppo indaffarati a pensare a noi stessi?

Riesco a “censire” quando Gesù è comparso nella mia vita?

Preghiera

A te, Padre,

la gratitudine del cuore,

perché sei sempre con me

e mi prendi per mano.

Davanti a te i pensieri del mio cuore,

i timori e le amarezze.

Trasforma il mio sguardo:

fa che io veda ed ami

quello che vedi e ami Tu.

Amen.

(Paola Resta, Sul mare la tua via)

21/12/2018 – V Feria Prenatalizia dell’Accolto

Luca 1, 67-80

In quel tempo. Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: / «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, / perché ha visitato e redento il suo popolo, / e ha suscitato per noi un Salvatore potente / nella casa di Davide, suo servo, / come aveva detto / per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: / salvezza dai nostri nemici, / e dalle mani di quanti ci odiano. / Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri / e si è ricordato della sua santa alleanza, / del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, / di concederci, liberati dalle mani dei nemici, / di servirlo senza timore, in santità e giustizia / al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. / E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo / perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, / per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza / nella remissione dei suoi peccati. / Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, / ci visiterà un sole che sorge dall’alto, / per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre / e nell’ombra di morte, / e dirigere i nostri passi / sulla via della pace». / Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

COMMENTO

Il cammino di fede di Zaccaria non può che culminare in un cantico di lode al Signore, meditato e pregato nei mesi di silenzio, e che al suo interno profetizza il destino del figlio Giovanni e la venuta del Salvatore.

Zaccaria rilegge la sua vita e la storia del popolo d’Israele con nuova consapevolezza e aprendo il cuore a Dio, nuova luce che illumina il suo cammino.

Così anche noi possiamo nel nostro cammino di fede riscoprire la Parola di Dio che forse prima ci sembrava arida e senza significato e ora sembra parlarci in prima persona, ma per fare ciò dobbiamo come Zaccaria predisporre il nostro cuore, facendo silenzio nella nostra vita e affidandoci al Signore.

Domande

Come rileggo la mia vita alla luce dell’incontro con Dio?

Per cosa voglio lodare il Signore?

Preghiera

O Dio mio re,

ti lodo e ti ringrazio.

Guidami sulla via della vita.

Amen

(Paola Resta, Sul mare la tua via)

20/12/2018 – IV Feria Prenatalizia dell’Accolto

Luca 1, 57-66

In quel tempo. Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

COMMENTO

Nel Vangelo di oggi si parla della nascita di Giovanni e particolare attenzione è riservata al nome che gli viene attribuito per volontà di Dio.

Il momento dell’attribuzione del nome non è un passaggio scontato nella vita dell’uomo, non solo perché ci terremo per sempre quello, ma soprattutto perché questo ci identifica per chi siamo. Banalmente una domanda che scaturisce tra chi ci conosce è perché i nostri genitori lo hanno scelto per noi o cosa rappresenta.

Il Battista già con il suo nome indica la novità del messaggio di Dio che esula dal pensiero ordinario dell’uomo, la gente vorrebbe che come da abitudine Zaccaria ed Elisabetta chiamassero il figlio con il nome di un antenato di famiglia.

Si può dire che Giovanni fu testimone già dal nome, in primis per suo padre Zaccaria che dopo mesi di silenzio può finalmente senza esitazione benedire il Signore.

DOMANDE

Riesco a dare un nome agli aspetti che definiscono la mia vita (relazioni, paure, sogni, …) o vivo nell’indefinito?

Il silenzio porta frutto nella mia vita come ha fatto in Zaccaria?

PREGHIERA

Ti rendo grazie, Padre,

perché sei il Dio

della mia vita e della mia storia.

Ti rendo grazie perché le tue mani mi hanno plasmato

e la tua Parola mia ha accompagnato

nella luce e nelle tenebre,

nella salute e nella malattia

nella serenità e nella tempesta.

Guidami sui sentieri che conducono a te,

e io possa cantare con gratitudine gioiosa

la mia appartenenza a te:

tuo sono io, o Dio!

Amen.

(Paola Resta, Sul mare la tua via)

19/12/2018 – III Feria Prenatalizia dell’Accolto

“Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore.” (Luca 1,5-25).

Il racconto evangelico di oggi ci presenta la storia di Zaccaria ed Elisabetta. Sono una coppia che non ha figli. É una coppia fedele al Signore in tutto ma non ha la benedizione di generare un figlio. Sono avanzati nell’età.

L’annuncio della nascita del figlio Giovanni a Zaccaria da parte dell’angelo Gabriele avviene in un contesto di preghiera sacerdotale. Zaccaria ha una visione mentre svolge il servizio sacerdotale, ma non crede alle parole dell’angelo. Dubita e per questo rimane muto. La benedizione di D-o, nonostante l’incredulità, trova luce nella vita di Zaccaria ed Elisabetta. Elisabetta rimane incinta.

É una storia, quella di Zaccaria, che si ripete anche per noi oggi. Quante volte dubitiamo e non riconosciamo che il Signore ci accompagna e veglia su di noi. Quante volte non sappiamo cogliere le opportunità per rinnovarci e di essere generativi. Siamo distratti, rassegnati, a volte senza un minimo di speranza.

In questo tempo di Avvento possiamo cogliere nella preghiera incessante quell’accompagnamento spirituale che ci aiuta a valicare le fatiche, le sofferenze e le solitudini. Aiutaci Signore a capire questo passaggio.

18/12/2018 – II Feria Prenatalizia dell’Accolto

Luca 1, 19-25

In quel tempo. L’angelo disse a Zaccaria: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

Commento:

Nel Vangelo di oggi si compie l’annuncio dell’angelo Gabriele a Zaccaria. Elisabetta e Zaccaria nonostante l’età avanzata concepiranno un bambino, Giovanni. Ecco di fronte ad un annuncio del genere noi non potremmo tenercelo dentro, ma lo andremmo a dire a tutti e continueremo a gioirne; invece quello che sorprende in questo passo di Luca è il silenzio, che a noi, abituati a ricevere mille comunicazioni e annunci ogni giorno, può sembrare una limitazione alla gioia e invece aiuta a predisporre i cuori della coppia a ricevere un dono così grande.

Il silenzio richiama allora un’attesa, quando desideriamo l’arrivo di qualcuno teniamo l’orecchio teso ed anche al minimo rumore ci giriamo sperando che la persona amata sia arrivata. Zaccaria ed Elisabetta sono increduli di fronte al dono del Signore e non riescono a parlare e allora il silenzio diventa ringraziamento; infine di fronte alla realizzazione di quell’annuncio straordinario il loro silenzio diventa contemplazione.

Domande

Riesco a fare silenzio nella mia vita?

Di fronte ai doni grandi che il Signore mi ha dato mi fermo a contemplarli o li do per scontati?

PREGHIERA

Tacere davanti a te, offrirti il mio silenzio

in omaggio d’amore.

Tacere davanti a te per poter dire l’inesprimibile

al di là delle parole.

Tacere per liberare il fondo del mio spirito,

l’essenza della mia anima

Tacere per lasciar battere il cuore più forte

nella tua intimità,

e per prendere il tempo di guardarti meglio,

più libero e più sereno.

Tacere per sognare di te, della tua presenza,

della tua grande bontà,

e per scoprirti nella tua realtà

più bello del mio sogno.

Tacere per lasciare che lo Spirito d’amore gridi in me

“Abba” al Padre,

e dirti “Signore” con la sua voce divina

dagli accenti ineffabili.

Tacere, lasciarti rivolgermi la tua parola

in tutta libertà,

sforzarmi di ascoltare il tuo linguaggio segreto

e di meditarlo.

Tacere e cercarti non più con le parole

ma con tutto il mio essere,

e trovarti veramente quale tu sei, Gesù,

nella tua divinità.

(Jean Galot, Amarti senza vederti)