“Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno.” (Marco 16,15-18).
La liturgia fa memoria della conversione di Paolo. É una conversione che sembra riguardare un fatto straordinario. Ma Paolo vive l’esperienza del “Convertitevi e credete al Vangelo” che é la consegna del Giovanni Battista a Gesù.
Paolo vive la sua conversione sulla via di Damasco. La conversione è un cambiamento non per un evento incredibile ma perché Paolo riconosce la presenza di D-o, la presenza di Gesù, nella sua vita. É in questa direzione che Paolo scopre il senso del suo cammino, del ritrovare la strada che lo riconcilia dopo la notte della sua storia personale.
E sappiamo quale è stato il cambiamento della chiesa grazie a Paolo. Quello che sembra impossibile è stato possibile: scacciare i demoni, parlare lingue sconosciute, accettare l’amarezza del male senza subirlo, offrire la forza dell’amore per guarire gli altri.
Abbiamo bisogno ogni giorno della conversione, del ritrovare la via di Damasco, per accogliere il Signore nella nostra vita e per annunciare la bellezza della sua Parola in tutto il mondo.
26/01/2021 – S.S. Timòteo e Tito
«Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di D-o”.» (Luca 10,1-9).
La missione dei discepoli di Gesù é necessaria perché “la messa é molta e gli operai sono pochi”. C’è tanta gente che ha bisogno di essere guarita, di recuperare speranza, di trovare fiducia nella vita.
Il testo di Luca raccoglie in sé lo stile della missione.
Chi va in missione conosce la fatica, i rischi e il coraggio che bisogna avere per annunciare che il regno di D-o è vicino.
E allora il compito di chi deve annunciare la novità dell’Evangelo richiede uno stile di qualità: la preghiera, la sobrietà, il portare la pace, la convivialità della mensa, il guarire chi è nel bisogno.
La missione quindi richiede capacità e resistenza. E come indicato nella 2ª Lettera a Timòteo (2Tm 1,1-8) Paolo ci ricorda: “D-o infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro … “.
La fede del credente nasce e matura non solo con la risposta aduna chiamata e la convinzione, ma nell’esperienza dell’annunciare con coraggio e forza la novità di trasformare la Parola in Vita e la Vita in Parola.