Mt 5, 1-12a
In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Oggi è la festa dei Santi, festa di uomini e donne come tutti noi, con i loro pregi e i loro difetti, con la loro umanità e il loro slancio, pieni di talento ma anche paurosi. Ciò che li accomuna è che hanno realizzato che per fare centro nella vita non dovevano mettersi loro in primo piano, ma essere riflettori e amplificatori dell’amore del Signore. Hanno fatto da specchio a Dio.
Nel vangelo di oggi Gesù ci consegna un bel programma di vita e che i santi hanno fatto loro: le beatitudini, la felicità, è tale se ogni occasione della vita diventa possibilità di lasciarsi visitare, salvare, consolare, saziare da Dio stesso e il nostro rapporto con Dio illumina tutta la nostra realtà.
Don Fabio Rosini ci aiuta a capire come.
“La povertà di spirito vuole dire una mendicanza, una situazione di bisogno, di insufficienza: è una porta che ci apre all’incontro col Signore. Così come il dolore. Nel dolore possiamo chiuderci oppure ci possiamo aprire a Dio e lasciare che ci visiti, ci consoli, venga e che il dolore ci porti dove ci deve portare.
La mitezza è la condizione di non reazione allo scontro. Cioè lo scontro è la condizione in cui si verifica la mitezza, è un luogo dove possiamo opporci violentemente oppure non reagire. Quelli che non combattono le guerre avranno in eredità la terra, cioè la terra che Dio sa donare. Perché non combattere le battaglie degli uomini? Per farci dare da Dio la nostra eredità, per non prenderci un territorio che spetta a Dio decidere per noi.
La quarta beatitudine non vuol dire rivendicare giustizia ma sentirsi mancanti di giustizia, sentirsi assettati della giustizia del regno dei cieli, sentire di non essere giusti. Perché chi non si sente giusto si apre alla giustizia di Dio. Chi non si sente giusto viene saziato in misericordia ed è colui che trova misericordia.
I puri di cuore sono quelli che mettono in discussione quello che accade nel loro cuore, fanno discernimento su ciò che capita nel cuore e vedono Dio. Quelli che scelgono le opere di pace sono quelli che sono stufi di fare la guerra. Scoperto che è Dio che dà la terra, dà Lui la giustizia, si astengono da una vita di rivendicazioni e questi trovano la paternità di Dio, vivono da figli di Dio.
E da ultimo ci sono quanti sono aggrediti dagli altri perché sono cristiani. Ecco questi sono quelli che possiedono il regno dei cieli, sono nelle condizioni di vivere secondo ciò che veramente vale, ciò che è eterno.
Cosa possiamo chiedere?
Di essere saggi, di non farci scappare le occasioni di pregare intensamente perché la nostra povertà non ci sia di scandalo ma d’aiuto, perché il nostro pianto ci apra a Dio, perché gli scontri e le guerre non siano più il luogo dove lasciamo incastrare nella conflittualità ma siamo saggi, sono le occasioni in cui farsi dare la terra e farsi chiamare figli di dio e che questa insufficienza profonda e questa incompiutezza che portiamo è l’apertura all’opera di Dio in noi, è l’apertura allo spirito santo: accogliamola, non odiamo la nostra insufficienza.
Chiediamo di vivere di misericordia, di non essere schiavi del proprio cuore ma liberi dal proprio ego e renderci conto che se non facciamo contenti tutti, se col nostro scegliere il Signore Gesù la gente se la prenderà un po’ con noi o forse non ci avallerà, non ci applaudirà beh questa è una cosa di cui ci possiamo vantare, questa è una cosa in cui rallegrarci perché forse stiamo vivendo da profeti.”
Tratto da IL DISCORSO DELLA MONTAGNA – DON FABIO ROSINI –
https://www.youtube.com/watch?v=H6Qyv61wPyU
01/11/2021 – Commemorazione di tutti i fedeli defunti
Gv 5, 21-29
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole.
Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre.
Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.
In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.
Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna».
Se ieri abbiamo celebrato tutti coloro che hanno fatto centro nella vita e hanno vissuto “da Dio”, coi loro alti e bassi, oggi ricordiamo tutti i nostri cari che hanno avuto fede, ci hanno provato!
Che cosa sappiamo della vita? Forse qualcosa, ma della morte? A molti sembra soltanto che venga a toglierci la vita. In questo anno e mezzo, tanti amici hanno vissuto lutti di familiari (non solo per Covid). La morte è tornata prepotentemente alla nostra attenzione, facendo riaffiorare sentimenti nascosti e domande serie.
Qui si parla di vita eterna, forse non è la stessa cosa di “vita”: non ricordo quale definizione mi sia stata insegnata. Per me è la vita di Dio di cui non abbiamo del tutto esperienza, da uomini e donne quali siamo. Ma qualcosa si, assolutamente! siamo invitati a parteciparvi (rileggere il Vangelo di domenica!)
E mi chiedo: noi cosa c’entriamo con Dio e, visto che siamo mortali, cosa resta della nostra vita?
Le risposte potrebbero essere banali, personali, ovvie. Permettetemene solo una: l’Amore, che guarda caso è uno dei “nomi” di Dio in Giovanni, “Dio è Amore”.
Quando viviamo come Dio, amando, la nostra vita entra in una dimensione spazio-temporale diversa: tutti noi possiamo confermarlo, tutti ne abbiamo avuto esperienza in qualche modo!
Qui mi stupisce che chi ascolta la Parola del Figlio passa “dalla morte alla vita”.
La Parola quindi porta vita. Chi ascolta vive!
L’amore produce bene ed è la sua forma di manifestarsi.
Cosa resta davvero delle persone care che non vediamo più fisicamente con noi? Il Bene da loro compiuto a noi e ad altri. Certo c’è anche il male e purtroppo anche quello resta e va purificato, tuttavia il Bene è davvero più forte, o almeno è quello in cui credo!
Signore, aiutami ogni giorno a fare la scelta di Bene cosicchè la mia vita porti frutto e questo rimanga; ricordami di costruire la mia vita basandola sulla Tua Parola di Figlio amato e possa io essere generativa di speranza. Donami la grazia di consolare chi è nel dolore, chi è nella disperazione e ha smesso di sperare che il bene possa essere più forte del male. Solo Tu hai risposte alle nostre tante domande: sei stato con noi, ci hai indicato una vita bella umanamente possibile, cosicchè noi possiamo affidarci a Te. Sostienici nelle nostre tribolazioni, ricordandoci che ci hai fatto per vivere in Te una Vita Eterna!