16/01/2019 – Mercoledì della I Domenica dopo l’Epifania

Marco 1,21-34

Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli
infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta.  Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Gesù è un semplice credente del popolo di Israele, è un laico, non un sacerdote. Va all’ambone e fa un’omelia.
Accade allora quello che qualche volta succede anche a noi: chi tiene l’omelia ha la capacità di tenerci svegli e in ascolto di lui, ha una parola che ci raggiunge nelle nostre profondità, accompagna le domande che ciascuno di noi sente emergere dal proprio cuore, fa intravedere una risposta vera. Insomma, Gesù mostra di avere un’“autorevolezza” inedita, rara.

Che cosa c’è di diverso nel suo predicare? Possiamo almeno dire che c’è una parola che viene dalle sue profondità, una parola che sembra nascere da un silenzio vissuto, una parola detta con convinzione e passione, una parola detta da uno che non solo crede a quello che dice, ma lo vive. È soprattutto la coerenza vissuta da Gesù tra pensare, dire e vivere a conferirgli questa autorevolezza
che si impone ed è performativa. Attenzione: Gesù non è uno che seduce con la sua parola elegante, erudita, letterariamente cesellata, ricca di citazioni culturali; non appartiene alla schiera dei predicatori che seducono tutti senza mai convertire nessuno.

Egli invece sa andare al cuore di ciascuno dei suoi ascoltatori, i quali sono spinti a pensare che il suo è “un insegnamento nuovo”, sapienziale e profetico insieme, che scuote, “ferisce”, convince e libera.

Oggi nella preghiera chiediamoci se siamo disposti ad ascoltare la Parola e lasciarci aprire il cuore…

15/01/2019 – Martedì della I Domenica dopo l’Epifania

Marco 1, 14-20

In quel tempo. Dopo che Giovanni fu arrestato, il Signore Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare
pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Che bello sentirsi chiamati per nome!Gesù passa nell’ ordinari età della nostra vita, a scuola, al lavoro, in famiglia e ci invita ad andare dietro a lui! ”SEGUITEMI”.
La prima chiamata è uguale per tutti, stare dietro al Maestro.

Gesù vide! Noi pensiamo di cercare con tutti i nostri sforzi Dio ma è lui che va in cerca di noi e ci vede per primo. Lasciamoci avvolgere dal suo sguardo e abbraccio. Sappiamo accogliere lo sguardo di Dio su di noi?
È bello che chiama due coppie di fratelli. Ci ricorda il valore della fraternità, non siamo soli ci dona dei compagni di cammino e ci chiama insieme. Oggi è proprio il momento per ringraziare il Signore per il dono delle nostre comunità.

Che bello il compito che ci affida!pescatori di uomini. Pescatori lo erano già, li chiama a diventare pescatori di uomini! Gesù parte da valorizzare quello che c’è già, i nostri talenti e la nostra identità. E ci affida una missione più grande.
Ci chiama ad essere strumento per salvare gli uomini, liberare gli uomini dalla schiavitù, dalle paure, ridare vita a coloro che sono senza orizzonte.

14/01/2019 – Lunedì della Settimana della I Domenica dopo l’Epifania

Marco 1, 1-8

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. / Come sta scritto nel profeta Isaia: / «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: / egli preparerà la tua via. / Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri», / vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Il Signore è venuto nel Natale e verrà alla fine dei tempi, ma viene anche adesso nella nostra quotidianità; ma come fare per accorgerci del suo passaggio nella ferialità delle nostre giornate? Occorre preparare la via, come ci indica Giovanni che dice di raddrizzare i suoi sentieri: i suoi di Dio, non i nostri, come spesso vorremmo fare, modellando i desideri di Dio sui nostri.

Giovanni e’ un messaggero e solitamente un araldo parla nelle piazze, mentre lui grida nel deserto. Come mai? Il deserto biblicamente è il luogo del cambiamento, in cui azzerarsi e resettarsi per ricominciare una vita nuova. Solitamente ricominciamo dai buoni propositi, dal meglio di noi stessi, mentre è necessario e possibile ripartire dal nostro niente, dai nostri fallimenti, ascoltando il desiderio di felicità e pienezza di vita del nostro cuore.

Infatti, in tanti accorrono a Giovanni nel deserto e umilmente si mettono in fila per rimettere in gioco se stessi e la loro vita. Anche oggi questo è possibile per noi e accade quando si incontra un maestro o, meglio, un testimone credibile e autentico. Ma questo non basta. I veri testimoni, infatti, possono indicare la strada, la modalità della nostra conversione, come faceva Giovanni Battista battezzando con l’acqua; ma c’è un Altro, più forte che, oltre a indicarci il come, ce lo fa fare concretamente, ed è lo Spirito Santo, la vita  di Dio, anzi Dio stesso che vive in noi e ci rende capaci di voler bene , come vuole bene Lui. Sta alla nostra libertà dire di sì e godere della grandezza e della bellezza di sentirsi battezzati nello Spirito Santo.

Dalla liturgia, dopo la Comunione: “La potenza del tuo Sacramento o Padre, ci pervada il corpo e l’anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Santo Spirito. Amen.”

Buona settimana!

13/01/2019 – Battesimo del Signore

Luca 3, 15-16. 21-22

In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Ci sono alcuni passaggi di questo brano che mi colpiscono: innanzitutto Gesù che si immerge nell’acqua con il popolo, “come uno del popolo”, che dà quindi allo stesso tempo un senso di ordinarietà e di semplicità. In secondo luogo, affiora la figura di Gesù che sta in preghiera, quasi come se fosse un atteggiamento silenzioso, ma che è il preambolo di un evento importante, cioè dei cieli che si aprono e dello Spirito che scende in mezzo alla folla.

Ma quale significato do oggi al mio Battesimo?
Rinunciare a me stesso, scegliere il cammino della Vita, accogliere la volontà di Dio che si concretizza in maniera unica e irripetibile nella mia quotidianità: queste sono solo alcune accezioni; ma è fondamentale che il battesimo ricevuto all’inizio della vita si rinnovi giorno dopo giorno.
Colpisce, quindi, che il primo gesto della vita pubblica di Gesù non sia un miracolo, non qualcosa che abbia meravigliato i presenti in cui egli stesso era immerso, ma un gesto umano e di solidarietà con i suoi fratelli: è un Dio, perciò, che si fa carne e si manifesta nella
comunione con ognuno di noi …. e con me.

– Come penso e vivo il mio battesimo?
– Lo Spirito Santo fa la differenza nel battesimo cristiano: come lo accolgo nella mia vita? So riconoscerne i segni?
– Che cosa significa per me oggi una voce che arriva dal cielo?

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.

(Dal salmo 102)

12/01/2019 – Sabato dopo l’Epifania

Matteo 5,31-32

In quel tempo il Signore Gesù disse: ”Fu detto: ”Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chi ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. ”

La fedeltà reciproca tra uomo e donna è una delle basi del sacramento del matrimonio ovvero l’impegno che si assume per una vita insieme da sposati.. Fedeltà completa solo se i due coniugi sapranno essere fedeli l’uno all’altro nel pensiero, nel desiderio e sapranno essere trasparenti tra di loro.
Mi piace ricordare le parole che Papa Francesco ha espresso: …”Il matrimonio la cosa forse più bella che il Signore ha creato nei sette giorni della Creazione. La vita matrimoniale non è facile e la virtù più importante è la pazienza, sia nell’uomo che nella donna. L’armonia , la pace, il perdono, la riconciliazione devono coesistere nel matrimonio cristiano, patto sacramentale fondato sull’amore di Cristo;  è sorgente di continua grazia camminare insieme nel rispetto.
Ci sono tante coppie, famiglie che vanno avanti chiedendo perdono.

Nel disegno di Dio non c’è il divorzio, la separazione, la distruzione della famiglia. L’ideale è la famiglia unita che si ama! E così avanti!

11/01/2019 – Venerdì dopo l’Epifania

Luca 14,1.15-24

“Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio”… beato, cioè felice, chi potrà partecipare al banchetto eterno, perché è ciò che tutti desideriamo. Godere della stessa vita di Dio, respirare l’eternità …
Ma abbiamo in noi, al di là del nostro desiderio pur vivo e vero, la volontà di partecipare davvero a questo banchetto?
“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti”.
Dio ci ha fatto e ci fa continuamente molti inviti e ci suggerisce di non indugiare né temporeggiare: “Venite. E’ pronto” suggerisce il testo.
Non ultimo l’invito del Natale: Dio fattosi umile bambino per venire incontro alla nostra miseria.
Dio eucaristia, pane spezzato, banchetto condiviso sulla mensa eucaristica tutte le volte che lo desideriamo.
Ma anche Dio che si lascia adorare nell’ostia o che si lascia intravedere nel fratello che ci è accanto.

Qual è la mia risposta a questo invito?

“Ho comprato un campo e devo andare a vederlo … Mi sono appena sposato e perciò non posso venire.”
Quanto crediamo davvero alle giustificazioni che accampiamo per non ammettere la pochezza della nostra volontà, del nostro impegno, nonostante sapremmo che ne vale la pena, nonostante sapremmo che è un incontro che quotidianamente può cambiare la nostra vita …

E rendere la vita una festa. Papa Francesco dice in merito a questo Vangelo che “l’esistenza cristiana è un invito gratuito alla festa; un invito che non si può comprare, perché viene da Dio, e al quale bisogna rispondere con la partecipazione e con la condivisione.
Dunque non solo siamo chiamati a rispondere, ma rispondere con tutta la nostra esistenza e, una volta accettato l’invito, non dobbiamo dimenticare che a quel banchetto vengono invitati ciechi, storpi, sordi e che c’è ancora posto.
Chiediamo allora al Signore la grazia per riconoscere l’invito e l’aiuto del suo Spirito per accettarlo, perché nulla ci è possibile con le sole nostre forze.

Dal Salmo 110

Le opere del Signore sono splendore di bellezza, 
la sua giustizia dura per sempre. 
Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: 
pietà e tenerezza è il Signore.

10/01/2019 – Giovedì dopo l’Epifania

Matteo 22, 1-14

In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto
è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari (…) “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”….

Di fronte a questo brano, individuiamo tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità.

Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio. Dio è buono verso di noi, ci offre gratuitamente la sua amicizia, ci offre gratuitamente la sua gioia, la salvezza, ma tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi e anche quando il Signore ci chiama, a volte sembra che ci dia fastidio.
Alcuni invitati addirittura maltrattano e uccidono i servi che recapitano l’invito. Ma, nonostante le mancate adesioni dei chiamati, il progetto di Dio non si interrompe. Di fronte al rifiuto dei primi invitati Egli non si scoraggia, non sospende la festa, ma ripropone l’invito allargandolo oltre il limite e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano. Si tratta di gente qualunque, poveri, abbandonati e diseredati, addirittura buoni e cattivi – anche i cattivi sono invitati – senza distinzione. E la sala si riempie di «esclusi». Il Vangelo, respinto da qualcuno, trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori.
La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti. A tutti è data la possibilità di rispondere al suo invito, alla sua chiamata; nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o di rivendicare un’esclusiva.

Tutto questo ci induce a vincere l’abitudine di collocarci comodamente al centro, come facevano i capi dei sacerdoti e i farisei. Siamo chiamati ad aprirci alle periferie, riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura colui che è rigettato e disprezzato
dalla società è oggetto della generosità di Dio. Tutti siamo chiamati a non ridurre il Regno di Dio nei confini della “chiesetta” – la nostra “chiesetta piccoletta” – ma a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio. Soltanto, c’è una condizione: indossare l’abito
nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo.

09/01/2019 – III Feria dopo l’Epifania

Giovanni 3,28-29In quel tempo. Giovanni rispose: «Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena».in Palestina, il giorno delle nozze, a casa della sposa, i così detti “amici dello sposo” aspettavano l’arrivo dello sposo per poter presentarlo alla sposa. In questo caso, Gesù è lo sposo, la moltitudine è la sposa, Giovanni è l’amico dello sposo. Giovanni Battista dice che, nella voce di Gesù, riconosce la voce dello sposo e può presentarlo alla sposa, alla moltitudine. Vedendo Gesù, la gente lascia l’amico dello sposo e va dietro a Lui perché riconosce la voce del suo sposo! Per questo è grande l’allegria di Giovanni, “allegria completa”. Giovanni non vuole niente per sé! La sua missione è presentare lo sposo alla sposa! La frase finale riassume tutto: “E’ necessario che lui cresca e che io diminuisca!”
Siamo capaci di testimoniare la bellezza di seguire Gesù ed essere strumenti perché molti riconoscano Gesù come loro sposo?

08/01/2019 – II Feria dopo l’Epifania

“In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle
nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora»”. (Mt 25, 1-13)

Nelle pagine prima di questa Parabola Gesù invita alla vigilanza e anche con questa parabola l’invito è ad aprire gli occhi, a stare desti, a vigilare. Si parla di vergini sagge e di e vergini stolte. Quello che colpisce è che sia le vergini sagge che quelle stolte dormono. Sembra non esserci differenza.
Tutti viviamo periodi di fatica, di notte nel cuore. Qual è allora la differenza?
Le vergini sagge hanno con se tante boccette d’olio per alimentare la lampada anche in tempi bui, anche quando tutto è più difficile, hanno saputo preparare olio con previdenza e amore.
È l’olio della preghiera, dell’amicizia, delle relazioni fraterne. Qual è olio che ti sostiene nei momenti bui? “Dateci un po’ del vostro olio”: questa pretesa non può essere soddisfatta perché l’olio è personale.

C’è un invito per la Festa, arriva lo sposo, occorre affinare il cuore, altrimenti lo sposo arriva e non ce ne accorgiamo.

Prepariamo le nostre lampade con Amore.

07/01/2019 – S. Raimondo di Penafort

Luca 12, 34-44

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi».

Che anche il Vangelo ci metta fretta ??? Ma l’ansia e la preoccupazione non fanno parte del Vangelo! Il rimanere vigili e la sollecitudine invece sì! “L’essere pronti” è lo stato di chi ha il cuore veramente libero. Chi è pronto, ha “le vesti strette ai fianchi” come chi sta per partire, come colui che sa di non abitare in un posto definitivamente perché è in cammino verso un’altra meta e tiene “le lampade accese” nel buio della vita, per vedere con chiarezza dove sta andando.

Il cristiano sa che c’è un OLTRE e pone la sua dimora in Dio, l’Oltre per eccellenza, tenendo però i piedi e il cuore ben piantati per terra. Ho sempre ammirato e invidiato gli asceti, i monaci e le suore di clausura che sono liberi dai vincoli di cose e persone, coscienti di non vivere su questa terra come in una dimora definitiva e perciò lieti nelle tribolazioni e persino davanti alla morte!

Vorrei essere il servo fidato e prudente del Vangelo; “fidato” richiama la fede, la fiducia in Dio, la Roccia, il Liberatore, mentre “prudente” richiama la virtù di chi ha la saggezza che viene dallo Spirito, che sa quando è il momento di parlare e quando invece di tacere, di agire o di fermarsi, avendo sempre come obiettivo il Bene verso se stesso e i fratelli.

Dunque vigilare, tenendo ben presente chi è il tesoro che ci fa il cuore libero, leggero e sempre lieto, perché sa gustare ogni istante, ma sa essere pronto a lasciare il finito per l’infinito!

Dal salmo 90: “Insegnaci dunque a contare bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio…