08/11/2019 – Venerdì della 2ª Settimana dopo la Dedicazione

Giovanni 14, 2-7
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  
L’immagine che ci regala oggi Giovanni è un’immagine che mi infonde un senso di pace e tranquillità. Gesù infatti ci promette che ci porterà con Lui nella casa del Padre e ci rassicura dicendo che nella casa del Padre “ci sono molte dimore”, c’è spazio proprio per tutti! Non solo, Gesù ci spiega che andrà avanti Lui per primo, per “prepararci un posto”, e poi verrà a prenderci per accompagnarci fino a quello che sarà per sempre il nostro posto nella casa del Padre.
Tuttavia, nonostante tutte le rassicurazioni di Gesù sul fatto che prima andrà a preparare il nostro posto e che poi tornerà a prenderci, Tommaso è incredulo. Gesù, allora, si rivela per quello che davvero è: la via, la verità e la vita. Gesù è prima di tutto la Via, ossia il tramite per cui possiamo giungere al Padre. Gesù è la Verità, è il riparo dove possiamo stare al sicuro da ogni ipocrisia e dove possiamo ritrovare noi stessi. Gesù, infine, è la Vita, è la fonte stessa della nostra felicità. Non solo, ma se conosciamo realmente Gesù, conosciamo già anche il Padre.
E noi, siamo come San Tommaso che non riusciamo a fidarci di Gesù e diciamo “se non vedo non credo”? Ricordiamo, però, che anche Tommaso, che abbiamo più volte conosciuto nei brani di Vangelo come l’apostolo incredulo, ha raggiunto la santità. Possiamo, quindi, essere sereni nella consapevolezza che, anche se siamo e saremo spesso nell’errore, l’amore di Dio supera questo errore e ci permette di giungere alla Santità, ovvero alla nostra felicità.

06/11/2019 – Mercoledì della 2ª Settimana dopo la Dedicazione

Giovanni 8, 12-19
In quel tempo. Di nuovo il Signore Gesù parlò agli scribi e ai farisei e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

 

Tutti noi ci siamo ritrovati, a un certo punto della vita, a camminare nelle tenebre. Un momento in cui guardi dentro di te e vedi solo un grande vuoto, pensi che la tua vita non valga niente e che tutto quello che hai fatto fino a quel momento non abbia avuto senso. Queste situazioni sono caratterizzate dal dubbio e dalla paura, non sappiamo come muoverci e ogni passo è incerto.

Ma se Dio è dalla nostra parte, se fa il tifo per noi fino all’ultimo istante della nostra vita, se è la luce del mondo, perché arriviamo a vivere queste situazioni?
La parola di Gesù è luce per i nostri passi in questo senso: ci rende consapevoli prima di tutto di essere amati da Dio, possiamo così benedirlo per il dono della nostra vita e possiamo camminare con passo sicuro nelle scelte e nelle situazioni di ogni giorno.

Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia (Is 9,1-2).

05/11/2019 – Martedì della 2ª Settimana dopo la Dedicazione

Giovanni 12, 44-50

In quel tempo. Il Signore Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
 
 
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. 
Questo brano di Vangelo ci ricorda l’inizio del Prologo e ci invita a meditare sul mistero dell’Incarnazione, di Dio fatto carne nel Figlio.
 
A pochi giorni dalla Pasqua, Gesù si rivela come colui che è stato mandato dal Padre. Mediatore di salvezza tra Dio e gli uomini.
 
Sceglie quindi di svuotarsi di sé e si fa strumento di amore e misericordia per volontà del Padre.
Gesù, uomo perfetto, ci insegna questo: lo svuotamento e l’obbedienza totale nelle mani di Dio.
 
Quanto siamo legati alle nostre pretese, ai nostri progetti seppur buoni? Quante volte facciamo vincere il nostro “io” al posto di accettare delle umiliazioni? Quanto è ancora povero il nostro cuore per non riconoscere il sacrificio del Figlio amato e l’amore infinito che Dio ha per ciascuno di noi?
 
Guardiamo alla persona di Gesù, in Lui riconosciamo la rivelazione del Volto di Dio e da Lui lasciamoci ammaestrare e guidare.
 
 
Preghiamo con le parole di S. Francesco di Sales:
Imparate da Lui tutto ciò che dovete fare, non fate nulla senza il suo consiglio; infatti Egli è l’amico fedele che vi guiderà e governerà e avrà cura di voi in ogni occasione. 

04/11/2019 – S. Carlo Borromeo

Giovanni 10,11-15
In quel tempo. Diceva il Signore Gesù ai farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore».

L’opposto del Buon Pastore non è il lupo, ma il mercenario, cioè colui che fa qualcosa per avere un suo tornaconto: “do se mi dai”. Mi sto accorgendo che si può essere mercenari quando si fanno cose, comprese le buone opere ma senza cuore, oppure quando ci si aspetta riconoscimento o approvazione dagli altri, magari mascherata da legittima comprensione…

Il modo di amare del Buon Pastore va oltre! Fare le cose gratis è tutta un’altra cosa! È dare interamente la propria vita senza aspettarsi niente in cambio, è avere a cuore, interessarsi della vita dell’altro, mettersi nei suoi panni e spendersi per lui! Mi viene in mente “I CARE” cioè ‘mi importa’, ‘mi interessa’ di don Milani, che è il contrario del ‘menefrego’, espressione del gergo fascista ancora attualissima… È la risposta agghiacciante di Caino a Dio: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen. 4). Certo che ne sono il custode!

Ma come faccio ad avere questa pienezza di cuore? Ci viene allora in aiuto un verbo ripetuto quattro volte in questo brano ed è il verbo ‘conoscere’. Biblicamente e’ un’espressione forte e profonda, che ha l’intensità addirittura della intimità del rapporto tra l’uomo e la sua donna.

Il segreto di una vita piena, appagata, pacificata con se stessi e con gli altri, sta allora nella mendicanza continua di questa intimità con Dio Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, senza la preoccupazione o la pretesa di dover ‘fare delle cose’ perché : “La Carità si fa da sé” (S. Vincenzo de Paoli) fino a “raggiungere la misura della pienezza di Cristo” ( Ef.)

Buona settimana amici!

 

Ricordiamoci anche che oggi è s. Carlo, uno dei santi vescovi ambrosiani!

03/11/2019 – 2ª Domenica dopo la Dedicazione

Matteo 22, 1-14
In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re,
che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi
non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il
mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli
non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li
insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede
alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni;
andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade,
quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di
commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli
disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi:
“Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono
chiamati, ma pochi eletti».

L’immagine del Regno dei cieli come una festa di nozze dà proprio una bella idea: un luogo in cui si sta
bene, ci si diverte, si incontrano tante persone …. insomma, perché dire di no? Colpisce subito, infatti, che gli invitati, al contrario di quanto si possa pensare, decidano di non partecipare: c’è chi va al lavoro, c’è chi ha degli impegni; sembra una scena quotidiana che può capitarci davanti ad un invito qualsiasi!
Ma il re non si scoraggia: continua ad invitare ed estende la sua richiesta a tutti, soprattutto a chi non se lo
aspetta.

Unico promemoria sul pass: ricordarsi di portare un abito idoneo! Credo che “questo vestito” rappresenti un pò la presa di coscienza (personale e unica) di essere invitato/a, l’adesione ad una chiamata senza che io mi soffermi sul chiedermi “me la merito” oppure “ma io non sono pronto/a”. Chissà anche se, a mia volta, posso essere testimone verso coloro che più si ritengono non degni di questa convocazione.

– Quali sono le persone che di solito invito/non invito alle mie feste? Perché?
– Pensando ad alcuni ambiti (Chiesa, società, ..): che cosa oggi aiuta/non aiuta a fare sì che le persone
possano sentirsi incluse/escluse?
– Che cosa concretamente mi fa pensare che l’incontro con Cristo è festa?

 

E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse;
questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza (Is 25, 9)

02/11/2019 – Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Giovanni 5,21-29

“…In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.  (…) Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita e quanti fecero il male, per una risurrezione di condanna. Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”.

Alzi la mano chi non sente una certa fatica nell’affrontare in questi giorni lo spinoso tema delle “cose ultime”, della morte e della resurrezione che la Chiesa, da perfetta madre e maestra, ci fa meditare in modo speciale nella festa liturgica dei Santi e della commemorazione dei defunti…
Eppure da questo brano si può ricavare una indicazione assai consolante per ottenere una “resurrezione di vita e non una resurrezione di condanna”: occorre metterci davanti a Gesù, relazionarci direttamente con Lui poiché Egli è il tramite fra noi e il Padre, le creature e il creatore.

La tensione all’infinito, all’eterno che ci abita il cuore, e che pur con tutti gli sforzi che facciamo non riusciamo mai a mettere realmente a tacere, è il segno della nostra figliolanza, di Dio che ci ha fatti e che ci richiama a sé… che non raggiunge mai un reale compimento.

Ma non è automatico il passaggio tra le sue braccia: dobbiamo dare la mano a Gesù, ascoltare il Padre come Lui ha fatto, parlare col Padre come Lui, rendere presente ai fratelli l’amore del Padre come Lui.
È tutta questione di amore, sempre.
È tutta questione di relazione, sempre.

Come ti immagini il rapporto tra Gesù ed il Padre?
Come vivi la fede nella risurrezione?

Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. (Sal 144)

01/11/2019 – Tutti i Santi

Matteo 5,1-12a

In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Il vangelo di Matteo contiene 5 grandi discorsi e oggi ci viene presentato il primo: il famoso discorso della montagna.
E’ bello vedere come il primo discorso di Gesù di fronte alle folle riguardi la felicità.
Tutti cerchiamo ed inseguiamo la felicità ed oggi ci viene detto da Gesù chi è “beato” secondo la logica del regno.

Ci vengono mostrati i segnali indicatori sulla strada della felicità.
E’ beato colui che è povero, che manca del necessario, il mite.
E’ beato colui che ha scoperto l’importanza di stare con Dio.

Le beatitudini ci invitano a convertirci, a capovolgere i nostri ragionamenti.
Dio si coinvolge con noi e con la nostra felicità: Beati!

31/10/2019 – Giovedì della 1ª Settimana dopo la Dedicazione

Matteo 19, 27-29
In quel tempo. Pietro disse al Signore Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».

La pagina del Vangelo di oggi vede protagonisti in un dialogo Pietro e Gesù e, nel prosieguo del discorso, il discepolo si lascia sfuggire un dubbio legittimo, che noi oggi possiamo “tradurre” così: qual è il vantaggio dell’essere cristiani?

Chi prende sul serio la propria fede, spesso è messo alla prova: restare nonostante i problemi ed affrontarli, riuscire a perdonare l’imperdonabile, come un assassino che ti uccide un figlio, oppure, non odiare un fratello che sceglie intenzionalmente di trattenere per sé tutta l’eredità, non è semplice. A volte si passa per sciocchi, gente senza spina dorsale, deboli. Sembra quasi che ci si guadagni solo in sofferenza, perché fare del proprio motto “porgi l’altra guancia” sembra rendere incredibilmente vulnerabili, quasi come se non avessimo modi per difenderci, perché il modo di fare più diffuso, per fare comprendere il male che ci è stato fatto, è renderlo.

Così in un mondo in cui tutti vanno all’attacco per accaparrarsi quanto più possibile, difendendoselo con le unghie e con i denti, il Signore fa una promessa piuttosto chiara: seguirlo, anche a costo di passare per ingenui, non è un investimento a perdere, perché se semini amore, nonostante a breve termine possa sembrare una fregatura, prima o poi te lo farà raccogliere…con gli interessi! Da qui il centuplo: se sei persona di comunione, non avrai problemi a farti degli amici; se sei uomo o donna capace di condividere quello che ha, con chi è nella difficoltà, avrai modo di trovare chi con te farà altrettanto; se sei essere umano, sufficientemente umano, anche se il percorrere la tua strada ti dovesse portare lontano o a scontrarti con i tuoi affetti, Dio troverà il modo per mettertene sulla tua strada altri.

Seguire Gesù significa lasciare un vecchio modo di vivere, abbandonare le vecchie abitudini e le logiche di successo che etichettano una vita come “bella vita”, tipiche del mondo di oggi, per acquisire uno stile diverso, che ti faccia raggiungere la vera pienezza di chi aggiunge vita ai giorni e non giorni alla vita.

Che il Signore ci dia il desiderio di restare alla sua sequela, soffermandoci non solo sulle croci che inevitabilmente ci troveremo a dover abbracciare, ma anche sulle opportunità, gli incontri e i sorrisi che andremo ad incrociare e accendere. Possa il giudizio sulle 12 tribù d’Israele promesso agli apostoli, essere anche la nostra méta, per maturare quel modo di vedere le cose secondo Dio, andando oltre le apparenze, per riuscire a riconoscere ciò che è realmente importante e non solo ciò che ha un elevato prezzo.

…una buona vigilia per la festa dei Santi, che hanno vissuto una vita piena!!!

30/10/2019 – Mercoledì della 1ª Settimana dopo la Dedicazione

Matteo 19,9-12
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Il matrimonio è conveniente? No! Perchè sposarsi, quando si potrebbe vivere in due case separate (magari vicine), andare in vacanza insieme, vedersi alla sera o nel fine settimana, senza l’impegno e la fatica di avere un altro/un’altra diverso da sé sempre in casa? ..Senza la fatica di conciliare abitudini diverse, idee sull’ordine e sulla pulizia, priorità sulle cose da fare?
Visto con gli occhi dell’uomo e della donna, vivere insieme è fatto solo di aspetti di discussione e di cambiamento su di sé che ognuno dei due deve fare.

Ma sposarsi non è solo un vivere insieme nella quotidianità, ma è un PER SEMPRE che i due sposi promettono di vivere insieme. Se questo da una parte può far paura, un po’ come quando si guarda il mondo dalla cima di un alto monte, dall’altra è il modo per assaporare l’infinito, e guardare all’infinito ci riporta a Dio.

L’obiezione dei discepoli è la domanda che tutti ci poniamo. Come si fa ad amare per sempre? E se poi non ci piacciamo più? E se poi non corrispondi alle mie aspettative, all’idea di matrimonio, di famiglia che avevo? Come faccio? Non posso “ripudiare la moglie”, non posso cambiarti!
È vero, tutto questo umanamente è difficile da comprendere, ma il matrimonio non è semplicemente l’unione dei due sposi, ma piuttosto accogliere l’uomo e la donna che Dio mi ha posto accanto.
Se ognuno nella coppia vede l’altro/l’altra come segno dell’amore di Dio e non come qualcuno che deve soddisfare delle proprie aspettative, non si arriverà al desiderio di sostituirlo/a.

La sfida è quella di guardarsi con stupore ogni giorno con lo stesso sguardo che Dio ha su ciascuno dei due.
Il bello del matrimonio sarà valorizzare la gioia del vivere insieme e non gli aspetti di fatica (che comunque ci sono), rendere l’altro sempre più uomo e sempre più donna, mettendo da parte le proprie resistenze a cambiare.

28/10/2019 – S.S. Simone e Giuda

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».  (Giovanni 14,19-26)

Questo è un bellissimo brano di Giovanni che è anche un caposaldo della nostra catechesi.
Gesù sta praticamente spiegando che cos’è la Ss.Trinità, la sua natura e la sua essenza. E questa natura “una e trina“ sarà più evidente quando Gesù, dopo la sua morte, risorgerà e tornerà al Padre e si riunirà a Lui e allo Spirito Santo.
Mi colpisce anche la formulazione della domanda di Giuda: “Come è accaduto?” e non invece “Come accadrà?”, visto che Gesù non è ancora morto e tantomeno risorto.
Da ignorante in esegesi biblica, mi viene da pensare che Giovanni, con l’alleanza promessa da Gesù ai suoi, voglia richiamare anche l’antica alleanza fra Dio e il suo popolo dell’Antico Testamento, quel popolo eletto che ha ricevuto i dieci comandamenti.

Ecco allora che afferma che, se chi lo ama osserverà i suoi comandamenti, Gesù stesso con il Padre e lo Spirito Santo entreranno in lui e formeranno con lui una nuova alleanza: “Perchè io vivo e voi vivrete, io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”. E’ un concetto sempre un po’ difficile da comprendere e fare proprio, adesso come allora.
Anche Gesù sa che è difficile comprendere, che avrebbe potuto dire e fare molto di più per aprire la mente ai suoi discepoli. Per questo promette che manderà lo Spirito Santo per insegnare e per far ricordare le sue parole.

Ognuno di noi può fare esperienza ogni giorno di questa presenza e sperimentarla nella vita personale rispondendo alla chiamata del Signore.
Le parole scritte nel Vangelo sono sempre le stesse, non cambiano. Ma noi le comprendiamo meglio proprio vivendo la nostra storia nel mondo e proprio attraverso lo Spirito Santo. Perchè la conoscenza è infinita e gli eventi e le realtà sono compresi proprio grazie alla presenza dello Spirito Santo.

Spirito Santo di Dio,
potenza ineffabile,
Spirito che ogni cosa santifichi
e rinnovi e trasformi,
rendimi attento alla tua presenza
misteriosa ma realissima
in ogni evento, in ogni persona,
rendimi soprattutto attento alla tua presenza
che, in ogni sacramento, opera la nostra santificazione.